Jorge Mario Bergoglio in prima linea per la pace. Come i suoi predecessori. In totale sintonia con l’insegnamento evangelico e il Magistero della Chiesa. Papa Francesco, i devoti della Vergine di Pompei e tutti i credenti del mondo. In preghiera per scongiurare la catastrofe nucleare. Come Giovanni XXIII durante la crisi missilistica a Cuba nel 1962. E Karol Wojtyla che il 5 marzo 2003 inviò il cardinale Pio Laghi a incontrare il presidente George W. Bush. Per chiedergli di non invadere l’Iraq e abbattere il regime di Saddam Hussein. Ma il leader Usa rifiutò l’appello papale dichiarando che era “convinto che fosse la volontà di Dio”. Ieri migliaia di fedeli hanno affollato Pompei (Napoli). Per la recita della Supplica alla Beata Vergine del Santo Rosario. A mezzogiorno un coro di preghiera ha unito le chiese cattoliche di tutta la terra. E’ stata definita l'”Ora del mondo“. Una supplica per la pace rilanciata da Papa Francesco nell’Angelus a San Pietro. Un’omelia interamente impostata sulla necessità di riportare la pace in Ucraina. Il cardinale Lazzaro You Heung-sik è il prefetto del Dicastero per il Clero. E alla celebrazione sul sagrato ha ricordato che “il giusto chiede ragione a Dio dell’iniquità e della violenza del mondo”. Perché tutto questo male? Perché le guerre fratricide in Ucraina, in Siria e in tanti altri posti? Perché tanta ingiustizia nel mondo? Perché tanta povertà e tanta fame? Perché il rischio di un conflitto atomico? “Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti?”, ha detto You Heung-Sik citando la domanda del profeta Abacuc. “Soccombe colui che non ha l’animo retto. Mentre il giusto vivrà per la sua fede“, promette il Signore. “Non vediamo forse oggi la stessa prepotenza, la stessa violenza, la stessa ingiustizia?- chiede il cardinale-. Non stanchiamoci di pregare per la pace. Per un’economia che non uccide. Per un dialogo senza riserve. E perché la fraternità non abbia confini”. E’ la stessa fede che ha dato forza e linfa vitale all’opera di Bartolo Longo. Fondatore del santuario di Pompei e delle sue opere di carità. All’Angelus del 1° settembre 2013, Jorge Mario Bergoglio denunciò la strage in Siria invece di commentare il Vangelo. Allo stesso modo ieri ha rivolto un appello diretto al presidente russo Vladimir Putin. Affinché fermi l’escalation di violenza e morte. E al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Perché sia aperto a “serie proposte di pace”. Deplorando l’annessione delle quattro regioni ucraine (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia, Kherson) il Pontefice ha reclamato il rispetto della sovranità e integrità territoriale di ogni Paese. Come pure dei diritti delle minoranze. L’andamento del conflitto russo-ucraino è “grave, devastante e minaccioso“. Tale da “suscitare grande preoccupazione”. Francesco descrive la “terribile e inconcepibile ferita dell’umanità“. Che “anziché rimarginarsi, continua a sanguinare sempre di più. Rischiando di allargarsi”. L’afflizione papale riguarda i “fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi”. Ad addolorare il Papa sono “le migliaia di vittime, in particolare bambini”. E le “tante distruzioni, che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie“. Freddo e la fame minacciano vasti territori. “Certe azioni non possono mai essere giustificate, mai!”, sottolinea il Pontefice. “In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore“, Francesco il cessate-il-fuoco immediato. “Tacciano le armi. E si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza. Ma concordate, giuste, stabili“. Ecco il Vangelo di pace di papa Francesco. Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono.