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La pace: dono da accogliere e costruire ogni giorno

La fraternità è il paradigma centrale del pontificato di Papa Francesco che egli, come di consueto, ha rivolto agli uomini e alle donne di buona volontà. Un valore politico da declinare nella storia e nella quotidianità nei rapporti tra le persone e i diversi Paesi nell’ambito delle dinamiche geopolitiche più globali, soprattutto in questa fase in cui, guerre antiche ma anche nuovi conflitti, si sono riaffacciati anche ai confini d’Europa.

Inoltre, numerose guerre dimenticate, mietono ogni giorno migliaia di vittime innocenti e, in questa fase, la pace non è soltanto da invocare intendendola come assenza di conflitto bellico. Essa è un dono, ma deve essere accolta e ricostruita nell’ambito della quotidianità delle nostre relazioni personali. Ad oggi, ad essere messa in discussione, è proprio la fraternità, cioè la possibilità che gli esseri umani, pur diversi tra loro, possano sperare di vivere come fratelli e sorelle. Il Santo Padre, in particolare con l’enciclica “Fratelli tutti”, ma anche attraverso tutto il suo Magistero, ha saputo rimettere questo valore al centro, correlato ad un rimando esplicito alla pace e alla democrazia.

In questo senso, la Settimana Sociale di Trieste che stiamo vivendo, ci fa vedere come, la Chiesa, abbia riscoperto un patrimonio inestimabile dentro tutta la tradizione della Dottrina Sociale, la quale affonda le sue radici nel messaggio evangelico. L’assunzione di responsabilità insita in questo ne rappresenta il tratto più importante in ordine al tema della democrazia e, più in generale, della politica. Quest’ultima dice all’altra persona “tu non sei sola” e, parafrasando don Lorenzo Milani sottolinea che “Il tuo problema è uguale al mio, sortirne insieme è politica. Tutto il resto è avarizia”.

Alla luce di ciò, mettere al centro del dibattito nella Chiesa italiana il tema della democrazia, corrisponde a una consapevolezza rinnovata della missione che, anche la comunità cristiana ha, in ordine al tema della politica e della possibilità che, tutti noi, riconoscendoci come fratelli e sorelle, ci facciamo carico delle istanze provenienti dalle persone più fragili. In questo momento, di fronte a un senso di smarrimento generale dettato da un cambiamento di epoca, rimettere al centro il tema della partecipazione democratica, è indice di grande coraggio e, allo stesso tempo, di necessaria umiltà da parte della comunità cristiana per offrire un contributo a tutta la società.

Occorre quindi che, la comunità cristiana nella sua interezza, continui ad impegnarsi per la promozione della pace, quindi, come diceva il cardinale Carlo Maria Martini, ad “intercedere”, cioè a “metterci in mezzo”, pur affermando le ragioni e i torti che, dentro un conflitto, si palesano ma, ancora di più, dobbiamo evidenziare la necessità di deporre le armi e fermarsi. Ricordo che, l’Italia, è costituzionalmente impegnata nel ripudio della guerra come strumento di offesa nei confronti di qualsiasi persona. Serve una soluzione politica, con al centro la democrazia, per trovare una pace giusta.

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