Il conto alla rovescia è finito. Si comincia con l'entusiasmo a mille per questa edizione coreana dei Giochi Olimpici Invernali. PyeongChang è pronta, lustrata a festa per questi giochi dai mille risvolti, sportivi ma anche politici. E l'Italia c'è, arrivata in Corea con un carico di speranze e ambizioni. Il presidente del Coni Giovanni Malagò parla di una squadra italiana “molto bella” e non soltanto dal punto di vista estetico, perché l'Italia approdata in Corea vuole dimostrare di essere bella e vincente. Come la grazia di Carolina Kostner, l'esperienza acquisita da Arianna Fontana, portabandiera azzurra, la determinazione che si legge negli occhi di Michela Moioli e Sofia Goggia. Da oggi fino al prossimo 25 febbraio, gli occhi saranno puntati sulla Corea del Sud. Si dice che saranno i giochi delle donne, con tantissime atlete vogliose di salire sul podio.
Malagò sogna di conquistare almeno dieci medaglie per dimenticare Sochi dove l'inno di Mameli non è mai stato suonato. Profezie, speranze di una Italia che si presenta a PyeongChang con una squadra talmente numerosa che non di vedeva dal 2006, quando fu Torino ad ospitare i giochi. Saranno 121 gli azzurri in gara, presenti in 95 delle 102 competizioni in programma. Dovremo fare i conti con i pronostici che non sono tinti di tricolore. Scetticismo sui nostri atleti, pronti a smentire tutto e tutti, ma soprattutto pronti a cavalcare l'onda di un entusiasmo che non si vedeva da tempo.
Sogni e speranze, materializzati nei nomi di Sofia Goggia, la regina italiana dello sci alpino. Proprio lei che ha tempi fantastici, seconda al mondo nella velocità solo a Lindsey Vonn. Ci proverà in discesa libera, combinata e SuperG, vuole il podio, e si ritroverà ad affrontare rivali agguerritissime e tra queste anche due azzurre come Federica Brignone e Nadia Fanchini che per tutto quello che ha passato nel seguire la sorella Elena malata, meriterebbe di diritto una medaglia. Senza dimenticare Johanna Schnarf , seconda nel SuperG di Cortina in Coppa del Mondo. Nello slalom, sempre femminile, un occhio di riguardo lo merita Marta Bassino, unica in gara in disciplina. Poi il sogno che può materializzarsi è quello di Michela Moioli padrona dello snowboard cross che ha un conto in sospeso con la solita jella visto che a Sochi nel 2014 dovette fermarsi per infortunio durante la finalissima. Ma su quella tavola che ama come se stessa, sa di poter volare lontana, destinazione paradiso che tradotto in soldoni significa oro olimpico.
Sogni che non vogliono svanire all'alba come quelli di Carolina, la Kostner che punta a ripetersi, salendo nuovamente sul podio nel pattinaggio artistico dopo aver scollinato i trent'anni che in questa disciplina sono tantissimi. Eppure la sua grazia, la sua eleganza, il suo spirito che non l'ha mai abbandonata, anche nei momenti peggiori, ci fa credere che proprio Carolina possa essere una delle risorse cui vuole attingere Malagò. Terza a Sochi, ha tutto per ripetersi. Coraggio. La scena ha il dovere di prendersela Arianna Fontana che al collo ha già messo cinque medaglie olimpiche e che in Corea vuole allungare il palmares con al fianco Martina Valcepina che scalpita dalla voglia di esaltarsi per meritarsi una giornata di gloria. Ma gli uomini non vogliono essere da meno ma debbono dimostrarcelo in pista dove c'è tanta attesa soprattutto in Federico Pellegrino che nel fondo è il re. L'ultimo rimasto di una disciplina che ci ha sempre visti protagonisti. Insegue l'oro e vuole prenderlo, sia nello sprint che nella staffetta dove avrà un alleato di sostanza come Dietman Nodeckler. Discipline nordiche che non sono per tutti, ma per molti, come nel biathlon, con Dorothea Wierer tra le donne e Lukas Hofer. Provarci è un dovere, in quello che una volta era uno dei nostri cavalli di battaglia, ma che da Vancouver non porta sorrisi. L'ultimo fu quello di Alessandro Pittin che ci sarà anche in Corea ma con speranze ridotte.
Il Pontefice ha benedetto i Giochi che vedranno in gara la bellezza di 92 paesi. Ma due in particolare, aprono il cuore alle speranza di un domani migliore, senza guerre, con i delegati delle due Coree che sfileranno insieme e gareggeranno sotto un'unica bandiera. La bandiera della pace, di uno sport che unisce quello che gli uomini hanno diviso. Le due Coree insieme sono il segnale che un mondo migliore può esserci. Basta solo volerlo. E in fondo, la storia si ripete e affonda le sue radici in un epico confronto di pugilato disputato in Russia. C'era Rocky che nell'immaginario collettivo rappresentava il messaggero di pace con le sue parole “se io posso cambiare, se voi potete cambiare, allora tutti noi possiamo cambiare”. Sarà bellissimo e stimolante vedere gli atleti delle due Coree insieme, per un messaggio da recapitare al mondo. Adesso tocca a voi. Nel segno di pace. Per sempre.