La data del 23 luglio si avvicina a grandi falcate. Il giorno dell’apertura dei Giochi Olimpici di Tokyo, rinviati lo scorso anno per l’emergenza Coronavirus, ma con altrettante preoccupazioni anche in questa stagione. Novanta giorni al via, con l’incertezza di sapere se e in che maniera si svolgeranno.
Londra, attraverso le colonne dell’autorevole Times, fa sapere che salteranno anche in questa annata. Tokio si irrigidisce e conferma le date dal 23 luglio all’8 agosto. Il motivo è semplice, riconducibile all’esplosione di una pericolosa variante al Covid, quella giapponese, in primo luogo, ma anche quella sudafricana e brasiliana, per non parlare di quella inglese.
Una mutazione che renderebbe inefficace il vaccino che peraltro in Giappone è partito da poco, e quindi in notevole ritardo sul resto del mondo. Una mutazione del ceppo del virus definita “484” preoccupante perché rende incontrollabile il Covid, capace di sfuggire ad ogni forma di vaccino finora sperimentata.
E se in Europa la campagna vaccinale sta dando risultati confortanti, in Giappone, non solo è partita tardi, ma addirittura non è ben vista dalla popolazione locale. Osaka e l’intera prefettura, è al momento chiusa con misure rigidissime di lockdown. Bar e ristoranti chiudono alle 20 e sarà così per tutto il mese di aprile con la speranza che si abbassi la curva dei contagi e il rischio è che la situazione peggiori ulteriormente. La stessa cerimonia del passaggio della fiaccola olimpica, che dovrebbe avvenire il 14 aprile ad Osaka, è stata cancellata. Qui si registrano il maggior numeri di nuovo casi di contagio, ma anche la stessa Tokyo non se la passa bene.
Mentre la variante inglese è sotto controllo, quella sudafricana incute parecchio timore. Come la variante giapponese, che al momento più contagiosa delle altri varianti. Gli ospedali sono al collasso in ogni parte del paese. Preoccupazioni evidenti, dati alla mano, sulla situazione attuale in Giappone. Tokyo guarda sereno al futuro, smentisce una possibile cancellazione dei Giochi, ma l’allarme lanciato da Londra, non può non essere preso in considerazione.
Tanto per far capire la delicatezza della situazione, la Corea del Nord ha annunciato di rinunciare ai Giochi di Tokyo al fine di proteggere i propri atleti, soprattutto in un momento in cui i nordcoreani non hanno registrato neppure un caso di Covid da oltre un anno. Salute nazionale.
Nel resto del mondo la preoccupazione rimane alta ma nessuno che pensi di rinunciare all’appuntamento a cinque cerchi. Dipende da come si svilupperà la nuova ondata in Giappone. Il rischio di far saltare tutto in aria, è concreto, al di là delle smentite di Tokyo.
C’è poi un secondo aspetto, niente affatto trascurabile. Qualora si disputeranno le olimpiadi, molto probabile il “porte chiuse”, che sarebbe un danno non da poco per il Cio, ma anche per gli stessi atleti. Prospettive che non inducono ai sorrisi.
In questo stesso periodo, anche il calcio vive gli stessi problemi, con la Uefa che ha chiesto alle città ospitanti di garantire la presenza del pubblico. Per ora, in pochi, hanno dato per certa la presenza del pubblico: Londra, Bucarest, Budapest, San Pietroburgo, Amsterdam, altre stanno valutando con uno spiraglio di apertura. L’Italia ha detto sì al pubblico, ma l’ultima parola spetta al Cto. Monaco al momento è chiusa, Bilbao, Baku, Dublino rischiano l’esclusione e lo spostamento delle partite in altra sede (Londra la più gettonata). Non resta che attendere. Euro 2020 si farà e col pubblico. Su Tokyo la spada di Damocle delle nuove varianti che hanno alimentato i contagi. Il tempo stringe, chi si ferma, è perduto.