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La grande novità del Next Generation Eu

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 Dopo la grande crisi finanziaria internazionale del 2008 l’Unione Europea non aveva dato grandi segni di voler agire all’unisono per contrastarla, anche perché la situazione iniziale dei Paesi membri era diversa. Toccò a Mario Draghi quando venne nominato presidente della Banca Centrale Europea (BCE) nel novembre del 2011 lanciare alcune riforme istituzionali del funzionamento della BCE (il Meccanismo Europeo di Stabilità, MES; l’Unione Bancaria, l’Assicurazione sui depositi bancari fino a 100.000 euro, non ancora completata; il Patto di stabilità) che furono le uniche iniziative comuni della UE, ma trascinarono con sé un’austerità nella spesa pubblica di alcuni paesi indebitati, con effetti perversi.

La crisi da COVID-19 del 2020 ha invece impattato tutti i paesi europei in modo analogo e generato una reazione di maggiore coesione, anche perché si è capito che troppe cause concomitanti a cui era stata data poca attenzione andavano affrontate contemporaneamente alla crisi sanitaria: l’inquinamento, il cambiamento climatico e le crescenti diseguaglianze. È stato dunque approvato nel corso del 2020 un grande progetto chiamato NGEU, insieme ad una profonda ristrutturazione del bilancio settennale dell’Unione 2021-2026, per finanziare un ingente piano di investimenti, destinato a cambiare il futuro dell’economia della UE.

Sulla base di questo approccio espansivo e volto non alla conservazione dell’esistente, ma alla sua profonda trasformazione, la UE ha definito per i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR) che utilizzeranno i fondi del NGEU sei pilastri fondamentali: 1) transizione verde (37% dei fondi); 2) trasformazione digitale (20%); 3) crescita sostenibile e inclusiva, con particolare riguardo alla competitività economica e all’innovazione; 4) coesione sociale e territoriale; 5) salute e trasformazione istituzionale; 6) politiche per la prossima generazione, istruzione, competenze.

I piani nazionali, oltre a rispettare questi obiettivi, devono anche indicare i target intermedi, con un calendario dell’attuazione degli investimenti e delle riforme istituzionali, e le attività di monitoraggio che servono a dare garanzie degli stadi di avanzamento delle attività. Infatti, i finanziamenti della UE verranno forniti in tranche legate alle fasi di attuazione dei progetti presentati e sono finanziamenti per la prima volta provenienti dall’introduzione da parte della UE di specifiche tasse e dall’emissione di titoli di debito pubblico da parte della UE, ambedue una novità assoluta. Fin qui, infatti, i finanziamenti UE derivavano da trasferimenti di fondi da parte dei Paesi membri e non da tasse proprie, mentre la UE non era autorizzata ad emettere titoli di debito pubblico comuni. Si comprende così la grande novità del NGEU, che ha trascinato con sé anche una profonda revisione del bilancio tradizionale della UE, che è stato in molta misura collegato agli obiettivi della NGEU. È all’interno di questo contesto che va apprezzato il PNRR italiano, che sarà oggetto di un prossimo intervento su questo giornale.

Vera Negri Zamagni: