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La necessità di riscoprire il vero mistero del Natale

Torna di nuovo, tanto aspettato e necessario, ma in uno scenario particolarmente difficile: la guerra tra due paesi cristiani continua, i presepi danno sempre più fastidio nel mondo dove la secolarizzazione sta accelerando in modo esponenziale. Natale smette di essere una sosta di pace e serenità per la società moderna: sebbene il suo significato sia ricco di tante associazioni e avvolto in tante emozioni, Natale diviene sempre più una festa simbolo, un archetipo della nostra cultura – tanto importante quanto dimenticato. La nascita di Gesù viene sostituta con uno slancio commerciale e con un’atmosfera stagionale. Il presepe, una mera rappresentazione accompagnata da qualche scena carina con Babbo Natale, le renne, la neve e le stelle.

Sì, anche quest’anno proviamo a mantenere i ritmi soliti che caratterizzano questi giorni particolari – ma la situazione nel mondo ci impedisce di farlo (oltre la guerra, la crisi, i prezzi, l’inflazione, tante altre insicurezze). Non possiamo più far finta di niente, nascondendoci nell’atmosfera di queste feste, in una storia pittoresca, leggendaria, quasi fiabesca, dove tutto era possibile e le contraddizioni potevano tranquillamente coesistere avvolte da tanta armonia per dimenticare – almeno per un attimo –la situazione drammatica nel nostro mondo odierno.

Questa tensione, sentita forse come mai prima, in questo anno è buona e salvifica. È una speranza per Natale o, meglio, per la sua percezione dentro di noi. Ecco il ricordo, la nostalgia del paradiso perduto torna di nuovo e si fa sentire fortemente. Può diventare un rimorso – ma anche una svolta. Basta ascoltare bene le belle melodie della liturgia di Natale, tanto ricca, delicata e espressiva – come in nessun’altra festa! Con una delicatezza ma anche persuasione racconta la storia meravigliosa del ritorno del Paradiso. Lo fa nonostante tutto ciò che ci accade attorno. Anzi, in questo anno diventa più appellante, insistente. Anche se questo ritorno è solo un accenno, anche se viene solamente sfiorata la porta del paradiso, subito vediamo la luce e sentiamo gli aromi e i toni della nostra patria. È un’esperienza importantissima. Dobbiamo necessariamente ricordarci da dove siamo venuti, dov’è la nostra vera Patria! Da questa esperienza può (e deve) nascere una conversione, una vera riscoperta del mistero del Natale.

Prendiamo in considerazione l’inno delle lodi di Natale (https://www.youtube.com/watch?v=F8vY8a2ZK-8&t=91s)

L’ineffabile sottigliezza della linea melodica, fa in modo che l’umiltà vada insieme con la generosità, l’accoglienza con la moderazione. E il testo – il monumento della poesia, con tanta facilità e grazia mette insieme la teologia e la bellezza. Ecco la testimonianza degli autori che molti secoli fa, con molta sensibilità ed onestà esploravano il mistero insondabile dell’Incarnazione, ascoltando con tanta attenzione il preconio biblico dei Profeti, degli Apostoli e dei Padri! Quanta forza! – che differenza rispetto alle nostre esperienze spirituali! Che calore e meraviglia quelli che emanano dal tessuto fatto di parole ispirate, ma umane, semplici ma poetiche! Una tenda nel deserto! Così possiamo abbandonare le nostre paure e le paralisi che provocano. Alla fine possiamo liberare la nostra sensibilità meditativa e contemplativa, aprendoci pienamente alla grazia. Basta leggere, affidandosi totalmente al testo, alla sua bellezza, alla meraviglia di Natale, sciogliendo tutti i pensieri negativi e disperati riguardo al futuro:

Da dove sorge il Sole, fino ai confini della terra
cantiamo a Cristo, figlio del Re, nato dalla Vergine Maria.
L’autore beato dell’universo, ha indossato un corpo da schiavo,
per liberare la carne per mezzo della carne e non perdere ciò che aveva creato.
La grazia celeste entra nel grembo della casta madre.
Il ventre della fanciulla porta in sé segreti che neppure lei conosce.
La casa di un cuore puro, diventa all’improvviso tempio di Dio.
Colei che vergine non conosce uomo, per la Parola di Dio concepisce il Figlio.
La gestante diventa madre di colui che Gabriele aveva predetto,
di colui che Giovanni ancor chiuso nel grembo materno aveva riconosciuto.
Accetta di esser posto sul fieno, non disdegna la mangiatoia,
si ciba di un po’ di latte, lui che non permette che neanche un uccellino patisca la fame.
Si allieta il coro dei cieli, e gli angeli cantano le lodi di Dio,
viene rivelato ai pastori il Pastore, creatore di ogni cosa.
Gesù a te sia gloria, a te nato dalla Vergine,
insieme al Padre e l vivificante Spirito, nei secoli eterni. Amen[1].

[1] L’inno delle lodi di Natale. La traduzione italiana.

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