C’è una frenesia tutta particolare nel mondo politico in questi giorni di votazioni per eleggere il tredicesimo Presidente della Repubblica Italiana. Il profilo da individuare, che sia uomo o donna non è specificato, ma finora era un elemento molto trascurabile visto la ridotta presenza femminile nella politica e soprattutto nei ruoli apicali della società civile. Tuttavia non sono mancati nella storia della Repubblica tentativi di mandare al Colle una donna: la storia ricorda solo Nilde Iotti che riuscì ad avere un significativo numero di voti – ben 256 nel 1992 – ma non sufficienti per l’elezione.
Mentre il toto-quirinale occupa ampi spazi nei media, non mancano appelli a valutare nella più alta carica dello Stato, un profilo femminile. Non è una carta da giocare tra le altre, una soluzione gattopardiana, ma una considerazione importante che renderebbe effettiva dignità al ruolo delle donne nel paese e contribuirebbe a superare il tema del gender-gap.
Vorrei dunque fare un appello accorato per il profilo del prossimo Presidente della Repubblica Italiana: cercasi persona autorevole e competente che trovi ampio e consolidato apprezzamento dall’opinione pubblica e possa essere rappresentativa di tutto il Paese, che lavori per unire le differenti forze piuttosto che per dividere e che, preferibilmente sia donna e magari anche madre. Non è certo politicamente corretto dare preferenze sul genere, ma permettetemi di poter esprimere considerazioni di merito al riguardo e sollecitare le menti dei nostri politologi, strateghi della politica che proprio in queste ore si accingono a votare.
È bene chiarire che quando suggerisco di valutare una presenza femminile alla Presidenza della Repubblica, l’auspicio non viene fatto per soddisfare le cosiddette “quote rosa” (per fortuna aggiungo!), né per mettere a tutti i costi una donna facendo una battaglia ideologica. Non devo giustificarne i motivi di questa preferenza come per dimostrare che anche le donne sono capaci: credo infatti che non debba più esistere questo tipo di comparazione. Le donne hanno dimostrato di saper riuscire in tutti gli ambiti in cui si sono cimentate, spesso anche molto meglio degli uomini, tuttavia continuano a non raggiungere in Italia ruoli apicali. Né si tratta di chiedere alle donne di svolgere il loro mandato alla maniera “maschile”, con modalità mascoline, altro errore in cui si cade frequentemente.
Una donna al vertice del Quirinale sarebbe auspicabile per svariati motivi: aprirebbe la strada a fare entrare il femminile ed un differente approccio e gestione della complessità nelle logiche politiche; darebbe un volto completo e reale alla Repubblica (visto che finora il volto della donna nella Repubblica era rimasto solo sulle monete e sui francobolli!) che è tale anche grazie al sacrificio delle nostre nonne durante la Seconda guerra mondiale per aver mandato avanti il paese mentre i loro uomini erano al fronte; avrebbe un approccio più umano ed umanizzante ai problemi; darebbe giustizia a tutte quelle donne vittime di femminicidi e di un pensiero distorto che fa delle donne solo oggetto di possesso.
In altri Paesi del mondo, ma anche nella vicina Comunità Europea, di donne al comando ce ne sono tante, e certamente si distinguono per capacità, professionalità, e gestione delle relazioni (aspetto in cui siamo molto competenti). Anche la piccola isola di Malta ha una sua cittadina, Roberta Metsola, eletta come presidente del Parlamento europeo.
Stiamo attraversando un momento storico delicato e sofferto, le troppe vittime del Covid hanno amputato famiglie, hanno paralizzato storie e vissuti umani. Abbiamo bisogno dopo questa pandemia di leader che possano farsi carico in termini di cura del Paese, abbiamo bisogno di umanizzare un popolo che esce ferito e più povero dall’emergenza sanitaria.