Mentre tutti i TG non parlano d‘altro che di Ucraina – addirittura una rete televisiva nazionale ha deciso di trasmettere ogni giorno il telegiornale in lingua ucraina! -, UNICEF Italia ha presentato il “suo” Report sui bambini e adolescenti rifugiati e migranti arrivati in Italia nel 2021. 1649666636-annual-report-2021_def.pdf (datocms-assets.com) Secondo i dati riportati sarebbero oltre 67mila migranti e rifugiati arrivati via mare, con un aumento notevole (quasi il doppio) rispetto all’anno precedente. Di questi, circa il 7% sono donne e il 19% minori.
Secondo i dati dell’UNICEF Italia, i minori stranieri non accompagnati (MSNA) sarebbero oltre 12mila, dei quali 9.478 arrivati via mare. Stranamente nel rapporto non si dedica nessuna attenzione ai minori arrivati attraverso la vecchia rotta balcanica e entrati in Italia dal Friuli-Venezia Giulia. Non è un caso se proprio questa regione è la quinta per numero di MSNA ospitati secondo un altro rapporto: quello del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che fornisce mensilmente i dati dei minori stranieri non accompagnati in Italia. Report-MSNA-mese-febbraio-2022-bis.pdf (lavoro.gov.it)
Nel report di UNICEF Italia si parla di Lampedusa come del principale punto di arrivo via mare. Il numero degli arrivi sarebbe aumentato considerevolmente nel 2021. E con i tentativi di raggiungere il Bel Paese attraversando il Mar Mediterraneo, sarebbe aumentato anche il numero dei morti in mare: secondo il rapporto di UNICEF Italia, sarebbero 1.553 le persone disperse nel Mar Mediterraneo centrale, di cui almeno 44 minori. Il dato cui si fa riferimento è quello dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni IOM che, però, non tiene conto degli altri morti nel 2021 nel Mar Mediterraneo, quelli morti nel tentativo di raggiungere la Spagna o la Grecia Mediterranean | Missing Migrants Project (iom.int). Sempre secondo l’IOM, complessivamente sarebbero oltre 2000 le persone scomparse in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa.
Altro dato importante citato nel report di UNICEF Italia quello relativo ai minori “invisibili”. “Si stima che il 35 per cento dei MSNA sia irreperibile al sistema di accoglienza”. In particolare, secondo gli esperti dell’UNICEF, si tratterebbe di minorenni straniere non accompagnate, sfuggire ai controlli e rimaste invisibili. “A causa delle loro modalità di viaggio e vulnerabilità specifiche, spesso non vengono identificate e, di conseguenza, sono scarsamente rappresentate all’interno delle statistiche ufficiali, con ripercussioni sul loro accesso a meccanismi di supporto e protezione”, si legge nel rapporto. Un dato davvero sorprendente, visto che, al momento del loro arrivo, i MSNA sono ospitati in strutture di accoglienza molto controllate per evitare che i minori possano trovarsi in strutture miste per età e genere, dove sarebbero maggiori i rischi di esposizione a violenza, sfruttamento e abuso. La giustificazione di questa carenza grave, secondo gli esperti, potrebbe derivare dal fatto che durante l’emergenza da Covid-19, le lacune preesistenti all’interno del sistema di accoglienza si sarebbero accentuate.
Di sicuro, alla base di molti di questi problemi c’è l’errata gestione dei MSNA. Secondo i dati ufficiali, alla fine del 2021 quasi il 30 per cento di loro erano ospitati da una sola regione, la Sicilia. Con difficoltà facilmente immaginabili per ciò che riguarda l’offerta di percorsi formativi e di orientamento professionale per la transizione scuola-lavoro e l’inclusione sociale dei MSNA e dei giovani migranti e rifugiati. Tutto questo non poteva non avere un peso rilevante sulla qualità dei servizi e, di conseguenza, sulla scelta di molti MSNA di scappare. A confermare questa realtà i dati più recenti (aggiornati al 31 dicembre 2021) dell’Ufficio del Commissario Straordinario per le Persone Scomparse che parlano di oltre 7700 “allontanamenti volontari” di minori stranieri. Di questi, ben 5.681 non sono stati ancora ritrovati. dati_01gen_31dic_2021.pdf (interno.gov.it)
Diversi i fattori che spingono un MSNA a scappare, tutti noti e ripetuti da anni. Ma dei quali pochi sembrano curarsi, oggi come mai sempre più distratti dall’accoglienza dei rifugiati, anzi degli “sfollati” dall’Ucraina.