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Minori e web: il pericolo dietro un click

Le statistiche ogni tanto servono a risvegliare i più distratti. Sembra ci sia un gran bisogno di numeri e percentuali per dar maggior valore e credito a quelle che sono sensazioni comuni e coincidenti. Il rapporto IPSOS, elaborato su commissione di “Save the Children”, torna ad evidenziare la pericolosità degli spazi reali e virtuali di aggregazione. Il rischio di comportamenti inadeguati o di insidie nei confronti di minori non può certo configurarsi in aree desertiche e disabitati. Nessun naufrago solitario, qualunque ne fosse l’età anagrafica o “percepita” – è mai stato molestato. E’ forse fin troppo ovvio che certe situazioni richiedano la compresenza nello stesso ambiente di vittime e carnefici. Nel mondo – quello vero – la ricerca individua come possibili epicentri di situazioni rischiose la scuola, gli oratori, le parrocchie e le strutture sportive. I redattori hanno dimenticato la famiglia, contesto in cui non mancano episodi disdicevoli alcuni dei quali hanno persino solleticato la letteratura.

Sono gli stessi medesimi posti in cui si stabiliscono rapporti interpersonali tra generazioni diverse, ma una generalizzazione numerica rischia di essere fuorviante a dispetto delle aride e insindacabili cifre raccolte. Sono le persone e non gli spazi ad essere “a rischio” e lo comprova il fatto che anche in assenza di quei luoghi determinate condotte reprensibili trovano modo di allignare. E’ il caso di Internet e delle sue opportunità di aggregazione, dove i malintenzionati possono agevolmente mutare d’aspetto e presentarsi con atteggiamenti suadenti all’immateriale cospetto di chicchessia. In tutti e due gli ambiti il vero fattore di accelerazione verso qualsivoglia baratro è dato dalla reticenza (più o meno giustificata dalla paura) di chi rapidamente diventa bersaglio del predatore di turno. Il vero diserbante di certa gramigna comportamentale è la sensibilizzazione e l’istruzione dei minori a non vergognarsi di raccontare quel che accade loro così da consentire il più rapido intervento da parte di genitori ed educatori prima che si verifichino eventi spiacevoli. Gli adulti non devono temere di rappresentare che loro “simili” possano avere istinti belluini e dar luogo ad iniziative contrarie alle leggi e all’etica: i giovanissimi non sempre ne hanno una effettiva consapevolezza e se si affacciano alla Rete altri fattori intervengono a peggiorare la situazione.

Il web, i social network e i sistemi di messaggistica istantanea sono interpretati come una sorta di cunicolo da attraversare per accedere ad una dimensione che non appartiene ai più piccoli a cui non sembra interessare che possa riservare spiacevoli sorprese. Quasi fosse uno “stargate”, lo schermo del dispositivo elettronico a disposizione permette di passare in una realtà parallela dove si ha l’erronea impressione che tutto sia concesso e che nulla sia vietato, quasi la responsabilità delle proprie azioni non potesse essere mai presa in considerazione. La voglia di esplorare, di scoprire nuovi orizzonti, di ubriacarsi di esperienze mai provate, di sperimentare la vita dei “grandi” (manco avessero mai visto un genitore o un insegnate cimentarsi in certe bizzarre epopee), induce a varcare la soglia del lecito e dell’ammissibile.

I piccoli psicologicamente mascherati da adulti incontrano così “grandi” virtualmente camuffati da ragazzini. Il terreno di gioco è l’educazione, calpestata senza ritegno da entrambi gli schieramenti. Sugli spalti – inesorabilmente bendati – mamme, papà e insegnanti che non hanno mai trovato il tempo o il coraggio di spiegare cosa succede al di là di quel rettangolo luminescente che ipnotizza chi ci si piazza di fronte. Prima di occuparci di bambini e adolescenti, dovremmo dedicarci a “formare i formatori”. Non bastano le prediche – nemmeno quelle più accorate – a modificare una tendenza ogni giorno più irreversibile. Occorre un disegno armonico per un nuovo rinascimento. Si devono coinvolgere i grandi per progressivamente arrivare ai più piccini.

Si deve capire e far capire che certi contesti sono insidiosi non solo per i possibili brutti incontri, ma perché incrinano i presupposti delle relazioni vere e sincere, istigano all’inganno e alla menzogna, incentivano la simulazione fraudolenta e l’impostura, generano dipendenze non meno tossiche di quelle di chi abusa di alcool o stupefacenti. E proprio quelle premesse sono l’humus delle più atroci disavventure cui può andare incontro il ragazzino calamitato dalla flautata atmosfera “digital”. Credo poco ai patinati consuntivi delle ricerche on-demand, ma se qualche grafico colorato e qualche risultato eclatante può aiutarci a riflettere ben venga. A volte, però, basta aprire gli occhi. E’ solo il coraggio che manca: proprio perché la realtà mette spavento che ci si rifugia nel “virtuale”. Proviamo a staccare la spina…

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