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Migranti: in Italia un sistema di accoglienza con due pesi e due misure

L’accoglienza dei migranti in Italia non è un sistema equo. A confermarlo, è il Rapporto annuale 2023 del Centro Astalli. Uno spaccato impietoso del sistema accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati giunti in Italia nel 2022. Il Rapporto annuale 2023 del Centro Astalli – Centro Astalli

Numerosi gli spunti interessanti. A cominciare dalla definizione di “emergenza”. A proposito dei migranti il ministro Musumeci ha parlato di “una condizione di assoluta emergenza”. Poi, però, ha dichiarato che “non è un fatto nuovo, ed è destinato a non esaurirsi almeno per i prossimi dieci anni”. Come può essere definita “emergenza” un evento che va avanti da molti anni anzi da decenni? Le migrazioni non sono una situazione emergenziale: sono semplicemente un fenomeno geopolitico da imparare a gestire.

Il Rapporto del Centro Astalli fornisce un quadro dell’evoluzione di questo fenomeno: dalla nazionalità dei migranti al numero di rifugiati richiedenti asilo, dalle difficoltà incontrate lungo il percorso ai problemi burocratici legati al riconoscimento dello status di rifugiati  fino ai percorsi di integrazione. Ne viene fuori un sistema caratterizzato da una notevole disparità di trattamento. In Italia, come molti altri paesi europei, sono state aperte le porte alle persone in fuga dall’Ucraina. A loro è stato riconosciuto lo status di “sfollati”. Sono stati attivati servizi e sono state stanziate somme rilevanti. Alcuni media nazionali hanno addirittura deciso di trasmettere notiziari in lingua ucraina. Per i minori stranieri non accompagnati provenienti dall’Ucraina è stata perfino istituita la figura del “Commissario delegato per il coordinamento delle misure e delle procedure finalizzate alle attività di assistenza nei confronti dei minori non accompagnati provenienti dall’Ucraina”. Dimenticando che i minori non accompagnati provenienti dall’Ucraina sono meno di un quarto del totale dei MSNA presenti in Italia. Per i MSNA ucraini è stato aggiornato il Piano minori stranieri non accompagnati. Complessivamente un sistema di accoglienza completamente diverso da quello riservato agli altri rifugiati. Tanto meno per ai “migranti”.

Una grave ingiustizia nei confronti delle decine di migliaia di persone che hanno attraversato il Mediterraneo per cercare di entrare in Europa. Per loro, i “migranti” (termine che ormai ha assunto un sapore amaro, quasi dispregiativo) nessuno ha chiesto il riconoscimento come “sfollati”. A quelli che sono sopravvissuti prima alle persecuzioni in patria e poi ai pericoli del mare, è stato negato anche il riconoscimento di “naufraghi” dopo che le carrette del mare su cui si trovavano erano affondate. Per loro nessuna accoglienza a braccia aperte. Anzi, i respingimenti sono sempre più decisi e incisivi. Una politica culminata con il cosiddetto “Decreto ONG” che limita la possibilità delle navi delle ONG di prestare soccorso in mare ai migranti. Una norma criticata duramente anche da parte dell’Alto commissario dell’ONU per i Diritti Umani, Volter Türk, che ha espresso “serie preoccupazioni per una proposta di legge in Italia che potrebbe ostacolare la fornitura di assistenza salvavita da parte delle organizzazioni umanitarie di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, con conseguenti più morti in mare”.

Il Rapporto pubblicato dal Centro Astalli è l’ennesima conferma (se mai ce ne fosse bisogno) che in Italia, il sistema di accoglienza è pieno di contraddizioni e disparità ingiustificate che rischiano di diventare violazioni dei diritti umani fondamentali da decenni riconosciuti e ratificati. Secondo il Rapporto, ad essere in pericolo sarebbero addirittura i valori fondanti dell’Italia. Ancora una volta, chiaro il riferimento ai rifugiati dall’Ucraina: secondo il centro Astalli, dei 170mila cittadini ucraini giunti in Italia nel 2022, la maggior parte sarebbe stata ospitata da connazionali già residenti nel paese. Solo il 20% sarebbe presente in strutture d’accoglienza. Un numero che non giustificherebbe né l’apprensione per l’impatto che la guerra potrebbe avere sui fondi pubblici (basti pensare a cosa si sarebbe potuto fare con quasi un miliardo di euro spesi dai vari governi per armi e armamenti spediti in Ucraina) né la disparità di trattamento riservata alle altri migranti. Ma soprattutto un numero che non giustifica tante attenzioni polemiche sul fenomeno migratorio in Italia.

A confermarlo anche i numeri riportanti in un altro documento, il XXXI Rapporto Immigrazione a cura di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Nel mondo sono 281 milioni le persone che hanno deciso di emigrare (il 3,6% della popolazione mondiale). Persone che spesso scappano da paesi in guerra o dove esistono contesti di crisi di vario genere. Non è un caso se, nel 2022, per la prima volta è stata superata la soglia di 100 milioni di migranti forzati (con un notevole incremento rispetto agli 89,3 milioni di fine 2021). XXXI Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes 2022 – Caritas Italiana Due terzi delle persone che emigrano lo fanno per cercare un lavoro. Lo stesso motivo per cui i “migranti” cercano di raggiungere l’Italia (e l’Europa). Una forza lavoro di cui l’Italia (e l’Europa) ha un gran bisogno anche se a volte fa fatica ad ammetterlo: il Decreto Flussi varato dal governo a febbraio 2023, che prevedeva l’accoglienza (questa volta a braccia aperte) di oltre 80mila lavoratori, è andato “esaurito” in poche ore. Secondo i dati della Caritas a correre gravi rischi alimentari sono circa 345 milioni di persone, quasi 200 milioni in più rispetto a prima della pandemia. Uomini, donne e bambini per i quali non c’è altra possibilità se non (e)migrare. Sperando di non essere trattati come “migranti”.

Per i migranti, secondo i dati del Centro Astalli, nel 2022 sarebbe emersa anche la carenza, spesso cronica, di posti per accoglierli. Ancora una volta diversa la situazione a seconda del paese di provenienza: molte delle persone provenienti dalla rotta balcanica non hanno ricevuto la stessa accoglienza riservata agli sfollati dall’Ucraina e sono costrette a dormire all’addiaccio o in ricoveri di fortuna. É solo una delle tante criticità del sistema di accoglienza nazionale: problemi burocratici (si pensi alle file interminabili fuori dalle Questure per presentare richiesta di asilo), rischio di non poter godere dei propri diritti a causa del digital divide e un pericolo costante di essere rimpatriati. Un sistema di accoglienza con due pesi e due misure.

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