Categories: Intervento

Cosa succede se i mercati scommettono su Draghi

Logo Interris - Cosa succede se i mercati scommettono su Draghi

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Cosa succede se i mercati scommettono su Draghi

Alla domanda “cosa riuscirà a fare Draghi?” è difficile, ovviamente, rispondere e il sospetto che il suo Governo non riuscirà a portar a termine quanto dichiarato c’è ed è serio, soprattutto se si facesse una previsione basandosi sulla storia dell’ultimo ventennio in Italia. Ma una cosa che colpisce è l’effetto che solo l’assegnazione dell’incarico di formare un nuovo esecutivo all’ex governatore della BCE ha avuto sui mercati.

Iniziamo dai numeri.

Dalla data dell’incarico ricevuto dal Presidente Mattarella a quella della richiesta della fiducia alla Camera dei Deputati, dopo aver già incassato quella al Senato, il FTSE Mib ha guadagnato più di 1,72 punti… ma non è questo l’importante!

La cosa più interessante è che da quella data lo spread BTP-Bund sia sceso, senza che nulla si sia fatto in realtà, di circa 30 punti che significano circa un miliardo annuo di potenziali risparmi sull’emissione di nuovi titoli di Stato.

Detta così sembrerebbe poca cosa, ma è un risultato molto significativo pensando che si riferisca a un periodo in cui il futuro Governo non solo non era ancora in carica ma, addirittura, non era ancora stato annunciato.

Il calo dello spread sotto i 100 punti e la crescita dell’indice di borsa, in un momento di incertezza, di potenziale crisi istituzionale e di conclamata crisi economica, inoltre, indica un miglioramento visibile delle aspettative sul sistema Paese e un nuovo afflusso di capitali nella Penisola.

Non nascondiamocelo, i numeri economici all’inizio del 2020 sono terribili con il PIL in contrazione del’8,9%, il deficit al 13%, il debito pubblico che ha superato quota 160% sul PIL e la disoccupazione che lambisce il 10% posizionandosi al 9.8% ma che è destinata a crescere quando il blocco dei licenziamenti sarà sospeso.

A questo occorre aggiungere che la crisi creata dalla pandemia in atto non sia ancora finita e, con la campagna vaccinale che procede ancora a rilento, sembra che l’unica strategia che sia nelle corde del ministero della sanità sia quella del frustrante e inefficace, alla fine, tira e molla delle zone multicolori, cosa che va a deprimere le attività economiche e a spingere l’acceleratore del circolo vizioso di decrescita.

La situazione non è sicuramente semplice, nei fatti è decisamente peggiore rispetto a quella in cui si trovò Mario Monti nel 2011, ma la grande differenza tra oggi e dieci anni fa, come già si è detto, è che l’obiettivo non sia cercare risorse per coprire stabilizzare i bilanci ma spendere bene gli ingenti fondi che arriveranno con il piano Next Generation EU e la nomina a Premier di una figura credibile a livello internazionale come Mario Draghi è, forse, la soluzione migliore che possa esser trovate in questo frangente.

Proprio per queste ragioni si torna ai numeri indicati in precedenza.

Nonostante la situazione critica dovuta alle misure prese dallo scorso Governo per fronteggiare l’epidemia dal lato di PIL e di indebitamento, il livello dello spread con il Bund è calato sotto “quota 100” tanto che un’autorevole banca di investimenti, Morgan Stanley, lo prevede a livelli ancora minori, fino a soli 55 punti indicando nell’analisi “l’autorità, la stabilità e la competenza del nuovo Governo rappresentano un fattore positivo importante che aumentano la convinzione di un utilizzo efficace del Recovery Fund da parte dell’Italia. Il potenziale di rialzo si basa sulla possibilità di una maggiore crescita tendenziale italiana e sulla riforma fiscale”.

Di qui all’indicazione di acquisto di bond e azioni italiani il passo è breve, gli analisti della stessa indicano una possibilità di outperformance dell’indice Msci Italy nella forbice compresa tra un +10% e un +15% e il clima di ottimismo è sottolineato dai forti acquisti sui BTP decennali da parte di investitori esteri.

In pratica, la nomina di Draghi alla guida del Governo ha portato a un miglioramento delle aspettative da parte degli operatori del mercato che, oggi, scommettono su una forte ripresa dell’economia della Penisola dopo anni di stagnazione stimolata dai tre capitoli di riforma sistemica indicati come prioritari nell’azione di questo esecutivo, cioè lo snellimento della burocrazia a seguito di una rimodulazione delle PPAA, la riforma della giustizia civile per velocizzarla e la riforma fiscale volta, innanzitutto, alla semplificazione della struttura impositiva dello Stato per giungere, poi, a una progressiva diminuzione del prelievo.

Questa prospettiva, se diventasse strutturale nei prossimi mesi, potrebbe addirittura portare a una forte modifica del Recovery Plan poiché se il trend di riduzione dello spread fosse quello indicato da Morgan Stanley, potrebbe addirittura portare alla rinuncia o, quantomeno, a un uso molto ridotto da parte dell’Italia della parte a debito dei fondi stanziati con il progetto NGEU concentrandosi, invece, sul piano investimenti da finanziare con gli 80 miliardi di euro circa a fondo perduto, con un netto miglioramento dei saldi di finanza pubblica.

Su queste ipotesi gli analisti stimano che nei prossimi anni la crescita italiana possa riprendere a ritmi piuttosto importanti e andare anche oltre i livelli, già ottimistici, di un +4% quest’anno e di +5,3% nel 2022.

Il punto base in questo mutamento di percezione dell’Italia sta tutto nella credibilità che il neopremier ha verso gli operatori internazionali, cosa mai successa in precedenza, e che, però, dovrà essere confermata dalla sua azione futura, sperando che la maggioranza che lo supporta oggi continui a farlo anche nei prossimi mesi, se non fino al termine della legislatura, per permettere di avviare quel percorso di riforme e investimenti annunciato che sta stimolando le aspettative degli investitori.

Potrebbe essere anche la volta che si veda avverarsi quella “profezia” detta da Margaret Thatcher anni fa quando disse alla presentazione “È molto bello parlare di libertà qui con voi in Italia, perché non appena libererete la vostra economia dalla burocrazia e dai sussidi nessuno saprà competere in Europa con il vostro talento” ma è ancora presto per poterlo prevedere veramente.

Matteo Gianola: