Siamo agli sgoccioli e fra pochi giorni inizieranno gli esami di Stato o esami di maturità. Come lo scorso anno, a causa della pandemia, gli studenti dovranno affrontare una sola prova orale che potrebbe rappresentare uno scogli, soprattutto per i più timidi o per chi è più portato per la scrittura.
Questo potrebbe rappresentare una difficoltà, come lo è stata la pandemia e la conseguente chiusura, perché se noi adulti abbiamo bisogno di comunicazione anche corporea, ossia di esprimerci attraverso lo sguardo, l’incontro etc, questo in età infantile, preadolescenziale e adolescenziale è il linguaggio primario rispetto a quello verbale. I ragazzi affrontano questa prova con un notevole accumulo di stress. Un’altra difficoltà seria è il fatto che si tratta di una novità.
Gli studenti sono abituati a confrontarsi con un insegnante – sorridente o meno – che comunque mentre interroga accoglie e ad avere il gruppo classe che ascolta, partecipa. Sono abituati a vivere l’esame come una grande emozione, che trapela la scuola e arriva a casa. La chiusura toglie tutto questo e associa uno stress ad un ulteriore stress. Mettiamoci poi un’altra verità: ognuno di noi si esprime secondo le proprie tendenze. Ci sono ragazzi più facilitati dal fare un compito scritto perché più meditabondi, più introversi, ed hanno una difficoltà nell’esposizione orale.
A queste difficoltà naturali si aggiunge un’altra realtà psicologica: ogni esame (quello di quinta, di terza media o di maturità) non è un caso che venga fatto in un’età prestabilita. Segna, infatti, un passaggio da una fase all’altra, è importante il rituale anche quello collettivo. In questo momento non possiamo fare altro se non essere generosi con questi ragazzi, aiutarli il più possibile, e soprattutto da adulti – per quel che riguarda la classe insegnante – capire che non stanno vivendo solamente lo stress dell’isolamento o dello studio, ma stanno vivendo lo stress di un cambiamento non voluto e poco naturale.
Le conseguenze sui giovani potrebbero essere diverse. Intanto, questo stress potrebbe influire sulla riuscita dell’esame che, anche se sarà in cui il docente è preparato ad essere abbastanza generoso, i ragazzi sono molto autocritici: magari mentre sorridono per aver ottenuto un buon voto, dall’altra sono coscienti che magari potrebbero non averlo meritato in pieno. Non sono superficiali come pensiamo. Questo comporta che l’inizio della vita giovanile o adulta, se non si supera questa situazione, può portarli ad essere o più furbetti o ancora più introversi. In tutti e due i casi non depone per la salute psicologica.
Per l’esperienza dal mio punto di vista, sto osservando che i professori sono diventati dei tecnici e questo mi addolora. Il primo obiettivo di un professore, secondo me, deve essere didattico, di accoglienza e psicologico, poi c’è l’istruzione. Se si verifica una situazione per cui un adolescente arriva a nascondere la propria timidezza, significa che come relazione umana abbiamo fallito completamente. Agli insegnanti io dico: siate più capaci di leggere le emozioni dei ragazzi. Ai ragazzi invece voglio dire: andate come vi sentite. Non associate all’esame che state andando a fare, un esame comportamentale, in cui vi sentite giudicati per il brufolo, per il rossore, per i capelli. Non è questa la fase della vita: c’è già uno stress abbastanza elevato. Vivete questa nuova prova come una novità che vi mette di fronte a un cambiamento. Se questa prova verrà superata diventerete più forti.