“Quello che dà dignità è guadagnare il pane”: lo ha detto Papa Francesco all’udienza del 12 gennaio scorso dedicata ai lavoratori di tutto il mondo. E’ senz’altro il lavoro, dunque, che “nobilita” la persona umana. Ma ci sono lavori e lavori. Lo sanno bene soprattutto le donne, in particolare le lavoratrici autonome e le libere professioniste che, godendo di minori tutele rispetto a chi ha un lavoro dipendente, fanno più fatica a conciliare famiglia e attività lavorativa, specie nei primi anni di vita dei figli.
Ha destato profondo dolore, sconcerto e tanta commozione la tragica notizia della giovane commercialista di Torino che, al nono mese di gravidanza e nel giorno del suo compleanno, ha deciso di farla finita lanciandosi dalla finestra. Una maternità tanto desiderata la sua, una professione amata e portata avanti, a detta di tutti i colleghi, con serietà ed impegno ma il gravoso peso delle responsabilità verso i clienti e della tipologia di un lavoro che schiaccia e non concede tregua (soprattutto in epoche di scadenze) l’ha distrutta fisicamente e mentalmente. Uno stress da lavoro, dunque, così tanto accumulato nel tempo da indurla a pensare di non riuscire a gestire in futuro professione e vita nascente, nonostante le rassicurazioni dei familiari sconvolti che tanto l’amavano. Urge fermarsi e riflettere seriamente.
Così ha fatto Marcella Caradonna, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano, che da tempo lancia l’allarme circa la necessità impellente di prevedere serie forme di tutela e sostegno della maternità anche per le libere professioniste, specie nella fascia di età che consentirebbe loro di mettere al mondo un figlio e, nel contempo, di affacciarsi alla libera professione acquisendo esperienza e formazione. “Non c’è supporto per le libere professioniste” – ha dichiarato la Caradonna – “Urge aprire un tavolo di confronto che giunga ad una modifica normativa perché in Italia le libere professioniste sono migliaia e, se non hanno aiuto dalla famiglia, il periodo di gravidanza diventa estremamente gravoso”.
Ciò vale per ogni tipologia di professione poiché le indennità riconosciute dalle varie Casse di previdenza e correlate al reddito sono davvero strumenti insufficienti ed è per questo che la Presidente dell’Ordine auspica che nel PNRR si ipotizzino concrete forme di investimento che prevedano di conciliare un rallentamento dell’attività professionale con la sacrosanta possibilità di godersi pienamente nascita e crescita di un figlio. Il problema è serio. Non a caso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel ripetere per ben 18 volte la parola “dignità” nel suo discorso di insediamento, lo ha detto chiaramente: “Dignità è non dover scegliere tra maternità e lavoro”. Ora non ci sono più scusanti.
Paola D’Alesio, avvocato, vice presidente Forum Associazioni familiari dell’Abruzzo