Un vero e proprio voltafaccia dopo che l’11 ed il 18 marzo dello stesso anno era stato annunciato che i due Fucilieri di marina sarebbero rimasti in Italia. Un inganno intorno al quale ruotarono interessi non chiari. Non è azzardato affermare che abbiamo assistito a una sceneggiata concordata fra Italia ed India per lasciare i due militari nelle mani di una giustizia indiana che senza motivazioni e senza aver ancora prodotto prove di colpevolezza, continua a rinviare il processo.
Da quel momento le parole hanno preso il posto dei fatti. Dichiarazioni seppure sporadiche di un Presidente della Repubblica, di tre Presidenti del Consiglio e di ben quattro Ministri degli Esteri e di vari Sottosegretari, impegnati solo a raccomandare silenzio e riservatezza. Sollecitazione accolta da quasi tutti i media italiani, pronti a suonare le trombe quando si doveva annunciare che si era deciso a ricorrere ad un arbitrato internazionale di fatto mai formalizzato, per ritornare poi nell’assoluto silenzio.
Pochi giorni fa l’ennesimo annuncio, stavolta di un “ricorso all’Onu dell’Italia”. Un’informazione di fatto non attendibile, divulgata attraverso il risveglio improvviso di giornalisti delle più autorevoli Agenzie.
Ormai Latorre e Girone sono degli ostaggi in mano ad un governo straniero, in una condizione voluta dall’Italia due anni orsono, un’Italia che nel frattempo ha pagato centinaia di migliaia di dollari per risarcire danni la cui paternità è ancora da dimostrare e che continua ad evidenzia soggezione e sudditanza nei confronti dell’India. E intanto il tempo passa…