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“Mai più ghetti”: l’iniziativa per contrastare il caporalato

Foto di Tim Mossholder su Unsplash

Ci siamo, sta per iniziare la nuova campagna “delle grandi raccolte” pomodori in primis e altri prodotti estivi e come tutti gli anni c’è chi si adopera per reclutare ragazzi migranti più o meno regolari, che nello stato di bisogno più assoluto si mettono a disposizione dei mercenari del lavoro. I serbatoi del reclutamento restano sempre i ghetti, vera piaga del territorio. È facilissimo per il caporale stazionare nel ghetto e addirittura sono i ragazzi che si avvicinano per dare la loro disponibilità al lavoro pur di raccogliere qualche soldo per andare avanti. Accontentarsi di 4 euro al giorno, pagare anche il trasporto fino al terreno di lavoro è prassi e consolidata nel tempo.

A onor del vero qualcosina sta cambiando, i ragazzi sono sempre più consapevoli dei loro diritti e pian piano si stanno opponendo ad un prezzo basso e alla mancanza del contratto, ma questo lo possono fare solo i regolari o i migranti con permessi speciali che consentono loro di avere un regolare rapporto di lavoro. Per noi della FAI-CISL la battaglia principale per sconfiggere il caporalato è la chiusura di tutti i ghetti e a tal proposito abbiamo lanciato l’anno scorso una petizione di raccolta firme, da porre all’attenzione del governo, sollecitarlo a provvedimenti fermi e definitivi sull’abbattimento di questi non luoghi; mai più ghetti” è l’iniziativa ed è ancora aperta in rete. Ovviamente contestualmente vanno incentivate politiche abitative inclusive, capaci di offrire ai migranti una vera integrazione sociale, lavorativa, economica. Solo così si restringerebbe il campo di azione dei caporali e si potrebbe iniziare a parlare di lavoro non nero o grigio. Le aziende dal canto loro avrebbero più canali leciti di reclutamento e farebbero sicuramente a meno di interfacciarsi con personaggi che in questi anni hanno fatto affari, creando una concorrenza sleale, provocando storture speculative del costo del lavoro e del prezzo del prodotto.

A tutto questo, meno male, si affiancano lodevoli iniziative che noi affianchiamo e sosteniamo, di aziende etiche che pretendono dai coltivatori che portano il prodotto in azienda di documentare oltre alla bontà della produzione anche la bontà dei rapporti lavorativi attivati per i migranti e il rispetto del contratto di lavoro. Parliamo del progetto “filiera etica” della Princes industrie alimentari di Foggia. Il progetto avviato con la Coldiretti, prevede l’apporto dei sindacati quali garanti dei diritti dei lavoratori e l’applicazione del contratto provinciale del lavoro. Siamo impegnati su più fronti nel territorio e sentiamo il peso del nostro ruolo. I ragazzi che ci vengono a trovare in ufficio, quelli che incontriamo nei ghetti o in giro nelle aziende, fanno molto affidamento su di noi per poter migliorare il loro status e noi cerchiamo di non deluderli. Ecco perché ogni azienda “sana” che chiede il nostro appoggio per migliorare le condizioni lavorative che altrettanto si riverberano sui profitti, ci vedranno sempre pronti a sostenerli e non faremo mancare il nostro apporto.

Donato Di Lella, segretario generale Fai CISL di Foggia

Donato Di Lella: