C’è una riflessione da fare sullo stillicidio – l’ennesimo – di stragi che bagnano l’America degli innocenti e degli inconsapevoli. Questa volta la palla da bowling partita da Columbine ha fatto cadere una ventina di birilli tra la California e la parte alta della costa ovest, in soli tre giorni. La comunità cinese piange i morti del capodanno lunare, tre famiglie gli altrettanti avventori del negozio sbagliato al momento sbagliato. Lo dice la Costituzione americana, che ognuno ha diritto a portare un’arma. Ma il principio, di per sé già quantomai datato, è esteso al diritto di comprare un’arma come fosse un cono gelato, di collezionarne a decine, di usarle senza alcun controllo. La National Rifle Association, dalla 16ma strada di Washington, sentitamente ringrazia e la strage continua.
Non c’è verso di fermarla, se è vero che tutti i tentativi di Obama come di Biden sono finiti nel nulla, e se la Corte Suprema a ottobre ha dato torto alla lobby delle armi su una limitazione benemerita voluta da Trump, di una limitazione talmente specifica si tratta che non sembra nemmeno vera. Come dipingere un muro con uno spazzolino da denti. Ora, è vero che tutte le cose sono come nascono e che le democrazie non fanno eccezione; quindi quella americana – che le lobby ha inventato – delle lobby è vittima naturale. Ma attenzione, perché noi non siamo al riparo dallo stesso pericolo. Non perché esista una lobby delle armi potente e pericolosa come la NRA, chiaro, ma perché la nostra democrazia, da tempo, ha preso ad assumere una serie di devianze che rischiano di metterla all’ombra del lato oscuro della Luna. E somigliante, nel suo peggio, a quella democrazia dove le lobby nacquero per aiutare i parlamentari a non perdere i contatti con i loro collegi. Proprio questo è il punto: le lobby, nate per contribuire al funzionamento della democrazia, alla fine l’hanno parcellizzata, rendendola un gioco al massacro tra le parti sociali ed i gruppi d’interesse. Un processo che va di pari passo con l’affermarsi di forme partito deboli e disarticolate al loro interno, sia dal punto di vista ideologico sia culturale sia anche sociale. Il vuoto che si crea va così a riempirsi di contenuti parziali e fuorvianti, di calcoli di bottega e slogan tanto orecchiabili quanto fuorvianti. Il progetto politico, sintesi e summa di esigenze filtrate attraverso le idee, deperisce in una lotta per l’imposizione del tornaconto.
Ecco perché non si può che guardare con preoccupazione a quanto sta avvenendo in America. Non perché esista anche da noi una lobby delle armi, ma perché quanto sta avvenendo rappresenta solo l’estremizzazione di un percorso avviato da un ventennio anche all’interno delle nostre case e dei nostri palazzi. Perché la nostra democrazia, sempre più parcellizzata e spezzettata tra partiti deboli, gruppi di pressione e tornaconti personali, si è incamminata su una brutta strada. La 16ma Strada di Washington.