Ma non c’è solo questo, nel documento del Riesame, ci sono altri passaggi che lasciano immaginare dentro casa un clima feroce, che con l’amore di una madre per un figlio non ha nulla a che vedere. Come le litigate furiose sentite dai vicini, urla belluine e insulti pesantissimi contro il bambino, colpevole di chissà quale mancanza.
Ancora, spunta finalmente l’ipotesi di un movente, in questo delitto che ha sconvolto l’opinione pubblica e che certo nasce da un raptus, ma che è stato secondo l’accusa più freddo e calcolato di quanto si potesse immaginare all’inizio. Una discussione, l’ennesima, con il figlioletto che non vuole andare a scuola, la madre che insiste, il piccolo incuriosito da un particolare: perché ti trucchi così tanto, mamma? Troppo curata, Veronica, perché davvero l’appuntamento possa essere con un corso di cucina per imparare a usare un elettrodomestico.
“L’indagata ha agito in preda a uno stato passionale momentaneo di rabbia incontenibile per il fallimento del piano mattutino che evidentemente quel giorno non prevedeva l’ingombrante presenza del suo primogenito”, scrivono i giudici. E allora ecco il raptus, il delitto eseguito con lucida freddezza, attendendo che nessuno nel palazzo sia presente, aspettando il momento giusto per trasportare – senza alcuna difficoltà, visto il peso del figlio – il cadavere di Loris in garage. Per liberarsi di un fastidio, insomma. O magari di un testimone? Aveva visto, sentito qualcosa di compromettente, Loris? Temeva, Veronica, che potesse riferire qualche dettaglio al padre, in quei giorni assente per lavoro?
Domande per ora senza risposta, anche se le carte del riesame lasciano intravedere uno spiraglio dietro il quale potrebbero nascondersi nuovi sviluppi dell’inchiesta, a cominciare dalla persona con cui aveva quel fantomatico appuntamento. Ma le domande che oggi stringono l’anima sono altre: come si può arrivare a tanto? E perché nessuno si è accorto di nulla? Un delitto, quello di Loris, che deve aprire le menti e i cuori ad altre riflessioni: sul senso vero della famiglia, sul valore della vita, ma soprattutto sui pericoli – terribili – dell’indifferenza.