La polemica impazza tra le opposizioni per l’introduzione dello “ius soli temperato” con toni e comportamenti che sinceramente lasciano attoniti per la miopia non solo culturale ma giuridica e sociale. La solita logica ottusa che sventola la bandiera della sicurezza intesa come guerriglia a nemici che questa volta sono diventati anche i bambini: una grettezza che non sa più dar il vero valore a questa parola.
La vera sicurezza, quella duratura quella che non si limita a combattere un nemico è ben altro. La sicurezza con la “S” maiuscola, in un mondo globalizzato dove i confini sono sempre più permeabili, è e sarà solo quella che nascerà se ai bambini ed i ragazzi cresciuti in Italia, daremo la possibilità di essere cittadini, se daremo loro la possibilità di condividere, con i loro coetanei e con le altre generazioni di italiani un nuovo patriottismo costituzionale, più capace di ieri nel costruire la pace e praticare la cooperazione internazionale.
Questi bambini rappresentano quei ponti di cui tanto abbiamo bisogno per costruire una società della convivialità delle differenze e che ci offrono la vera opportunità per intessere vincoli di speranza, solidali contro ogni forma di minaccia violenta alle società democratiche.
Il sentimento di appartenenza di questi bambini e giovanissimi alla comunità nazionale non solo va riconosciuto per quello che è, ma va confermato e rafforzato col riconoscimento pieno e formale della cittadinanza. Questo è gettare le basi sicure su cui edificare il futuro del Paese, riconoscendo una identità a chi non ce l’ha e comprendendo meglio la nostra.
La presenza di cittadini di Paesi terzi nel territorio nazionale è ormai una caratteristica permanente delle società europee, la costruzione di uno spazio politico e di una cittadinanza adeguate allo sviluppo contemporaneo delle nostre democrazie implica certamente il riconoscimento di diritti politici e civili pieni a chi risiede legalmente e stabilmente nel territorio dell’Ue, ma soprattutto in urgenza e assoluta priorità, alle nuove generazioni che da questo “esserci” hanno radicato i medesimi impegni, desideri, problemi, sogni, mode ed angosce dei loro coetanei europei ed italiani.
La legge in discussione ora al Senato, fra l’altro, introduce norme di altissima civiltà che permetteranno finalmente a tanti bimbi apolidi e bambini stranieri disabili di avere accesso alla cittadinanza italiana, ad oggi a loro interdetta, per difficoltà insormontabili, così come a tanti neo maggiorenni stranieri, che per difficoltà relative all’accertamento meramente burocratico della continuità dell’iscrizione anagrafica sono costretti a ricorrere spesso e volentieri ai Tribunali. Solo chi veramente è al loro fianco nella quotidianità non rende la discussione politica retorica elettorale.
E a chi invoca il consulto con l’Unione europea non deve scordare che da tempo l’Osservatorio Democratico dell’Unione Europea sulla Cittadinanza (Eudo) ha indicato come lo ius soli, temperato o meno, sia una via importante per promuovere l’integrazione sociale e la legittimità democratica, riducendo le preoccupazioni riguardo all’esclusione interna e all’insicurezza.