Ammettiamolo. L’Italia ai tempi dei Coronavirus ha fatto emergere due elementi apparentemente divergenti fra loro, quali una classe politica inadatta e inadeguata a fronteggiare le vere emergenze, e un ceto medio, la cara vecchia borghesia di un tempo, preda di ancestrali angosce, tali da far saltare il quadro sociale. L’alto trema, il basso guarda oltre e tira avanti, senza seguire la politica, assecondata solo da cui perde il senso della misura. Peggio di così non poteva andare, viene da pensare istintivamente. Ma se per le analisi sociologiche converrà attendere che la tempesta, quella vera, passi e vada oltre, per lo stato della politica un primo sommario bilancio è necessario stilarlo. Dicevamo che la politica italiana, ai tempi del contagio, è inguardabile. E qui, pur con le dovute eccezioni che sempre esistono, non si può fare distinzioni di sorta. Destra, sinistra, maggioranza e opposizione, sono tutti accomunati da un malinconico destino: non sono all’altezza della situazione emergenziale, seppur non gravissima, che si è venuta a creare con l’epidemia virale.
Possiamo solo immaginare cosa potrebbe mai accadere se dovessero trovarsi di fronte a situazioni un po’ più complesse. Il tardivo ricorso ai tecnici, usati solo a corrente alternata, amplifica l’intero processo sin qui descritto. L’esperto, o lo è sempre, o non lo è. Perché il punto di caduta del ragionamento è esattamente questo: non si può governare la complessità, e questi sono tempi particolarmente complessi, con la semplificazione. Non si può amministrare un Paese in preda al panico, per l’angoscia non certo per la paura (la prima è irrazionale, la seconda fa parte della natura umana, dunque è una reazione razionale) con le comparsate televisive o con provvedimenti ad orologeria. L’angoscia ha prodotto l’assalto ai supermercati, la paura ha permesso la gestione delle zone rosse. La differenza è sostanziale.
Da Palazzo Chigi, ma potremmo dire dall’intero arco costituzionale, non sono riusciti a portare a compimento quel processo di demistificazione invocato, e evocato, da più parti. Quello che si avrebbe aiutato il Paese. Del resto il tema della competenza come elemento forte per governare la complessità era stato ricordato da capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione di ben due apparizioni milanesi, richiamando ad un maggior senso di responsabilità le varie forze politiche. Non è avvenuto allora, speriamo avvenga adesso. Prendiamo la prova offerta dal governo. Volti tirati, decisioni approssimative, conferenze stampa a raffica che, invece di rasserenare, hanno finito per aumentare la confusione in tutti i cittadini. Non è andata meglio nemmeno con i governi regionali che, pur in assenza di casi di positività, decidono di chiudere le scuole (le Marche) oppure dimentichi della sospensione di tutte le manifestazioni carnevalesche, si presentano in “mascherina” davanti alle telecamere (il governatore lombardo). Ce n’è per tutti i gusti. Tanto che non se l’è cavata meglio nemmeno il governo cinese che, con le “ritrosie” iniziali, ha contribuito a far lievitare il problema portandolo a rango di emergenza planetaria.
Dato il contesto, la domanda resta senza risposta? Come usciremo da tutto questo? Difficile valutarlo. Maggioranza e opposizione sono già tornate a litigare, sui tempi di sempre, senza aver mai fatto sintesi sull’emergenza Coronavirus. E questo non potrà non pesare sugli assetti futuri del governo del Paese. E la stessa borghesia, uscita malconcia della prima settimana di panico generalizzato, potrebbe non riconoscersi più in quelli che, fino a ieri, considerava punti fermi. Milano, in questo, è l’esempio perfetto. Politica e categorie economiche invocano la ripartenza. La Borghesia, per ora, è ferma sulle gambe, con la mascherina in mano. Resta la speranza nel Quirinale, nella saldezza del capo dello Stato. Certe istituzioni, nei momenti di bassa marea della politica, rappresentano l’unico faro a cui guardare. Perché la complessità dei tempi è destinata ad aumentare, mentre la semplificazione del messaggio e dell’azione politica rischia davvero di essere messa in quarantena.