Tutto cominciò circa 30 anni fa quando un giovane, di cui don Oreste Benzi era padre spirituale, espresse il desiderio di parlare con le prostitute per conoscerne i desideri e i drammi. Dal suo racconto emerse tutto lo strazio e la voglia di riscatto di quelle donne. Il primo incontro diretto don Benzi lo ebbe con una signora di oltre 50 anni alla stazione di Rimini che, supplicandolo di darle qualche lira, mostrò la sua borsetta contenente soltanto un’immaginetta della Madonna. Don Oreste ricordò le parole di Gesù: «Vi precederanno nel regno dei cieli».
Decise allora di andare lui stesso ad incontrare le ragazze sulle strade, fermandosi con loro lungo i marciapiedi della sua Rimini, dove ad ogni metro si vedevano tante giovanissime donne che si prostituivano. Ad ogni ragazza che incontrava don Oreste poneva sempre la domanda: «Do you love Jesus?». Incontro dopo incontro, maturò sempre più in lui la consapevolezza di trovare dinanzi a sé delle vere e proprie schiave. Don Benzi fu il primo a far comprendere agli italiani che si trovavano di fronte ad uno scenario incredibile, sommerso e sconosciuto da molti, volutamente ignorato da altri. Un ignobile mercato foraggiato da un mondo di clienti che, per soddisfare vili bisogni, approfittano di donne e bambine.
Don Oreste incominciò a proporre concrete vie di liberazione per queste ragazze, raccogliendo le loro confidenze, sentendo il loro grido di dolore, terrore e disperazione e constatandone lo stato di assoggettamento. Iniziò un coinvolgimento operativo di tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII e in poco tempo si formò la coscienza di un popolo che sente il cuore sofferente e piagato di queste vittime della tratta e prostituzione schiavizzata. “Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare tale” ripeteva instancabilmente don Oreste, facendo comprendere all’opinione pubblica che le istituzioni dello Stato non possono mettersi dalla parte di chi fa diventare la donna sfruttata e schiava.
La prostituzione è un male e il male non va regolato, ma tolto. Un tale impegno susciterà scalpore, in tutti i sensi, ma questo sacerdote, anche a rischio della vita, continuerà a gridare con forza lo stato di sfruttamento di tante bambine rapite da paesi poverissimi, violentate, percosse, ingannate e portate in Italia con false promesse di lavoro. Ricordiamo Anna, la ragazza nigeriana malata di AIDS, che disse al Papa piangendo: “Papà, papà, la vita sulla strada è schifosa; papà, libera le ragazze sulla strada; papà, io mi sono ammalata sulla strada. Libera le ragazze! Papà, sulla strada ci sono molte bambine: papà, libera le bambine!”.