Molti oggi, soprattutto nel mondo neocon, vedono Giovanni Paolo II contrapposto a Francesco ma ciò, oltreché danneggiare il magistero di entrambi i pontefici, contraddice la realtà storica della Chiesa attuale, uscita dal Concilio Vaticano II con una visione non più verticistica ma sinodale dell’autorità papale. Quindi, i Papi si possono criticare, non sono più sacralizzati nell’opinione pubblica e poi, come diceva il cardinale Agostino Casaroli, il papato è come un abito, ciascun pontefice lo adegua alla sua corporatura. Come dire, ognuno sale al soglio di San Pietro restando l’uomo che era prima di uscire dal conclave vestito di bianco. Piotr Nowina-Konopka, ex collaboratore e portavoce del presidente di Solidarnosc Lech Walesa, dal luglio 2013 ambasciatore polacco in Vaticano mette a confronto le analogie tra Karol Wojtyla e il pontefice argentino. “La Chiesa cerca sempre di capire come rispondere alle sfide della storia e della modernità e Francesco continua in questo solco – spiega -. Ogni volta che Papa Bergoglio mi riceve e ci scambiamo informazioni, un riferimento a San Giovanni Paolo II non manca. Io gli ho parlato a lungo della mia esperienza di Solidarność e del mio rapporto di amicizia con Walesa e con Karol Wojtyla. Il ruolo che il Santo Padre polacco ha avuto negli straordinari anni di cambiamento avvenuti in Polonia negli anni Ottanta è noto e naturalmente riconosciuto e apprezzato dall’attuale Pontefice”.
A Francesco Nowina-Konopka ha regalato un piccolo libro sull’etica di Solidarność scritto da un amico del Papa polacco, padre Tischner. “In occasione di un nostro incontro Francesco mi ha incoraggiato a leggergli un passaggio del volume sul ruolo del papato rispetto all’evoluzione storica – racconta a Vatican Insider il diplomatico -. Abbiamo convenuto che i Papi hanno uno sguardo speciale rispetto alle vicende della storia. Tutti noi, uomini semplici e anonimi, oppure capi di stato, potenti, abbiamo una prospettiva limitata. C’è la storia personale, quella accademica, generale e locale, ma per il Papa tutto è diverso. Egli ha uno sguardo che vede oltre”. La situazione attuale è sicuramente diversa dagli anni del pontificato di Giovanni Paolo II. “Ma non mancano le sfide e le problematiche legati a una realtà sociale e culturale in costante trasformazione: ieri la battaglia contro il comunismo per riconquistare la libertà, oggi quella contro l’indifferentismo religioso”, osserva. Impossibile fare una comparazione assoluta tra i due pontificati perché “Giovanni Paolo II viveva in una situazione completamente diversa”. Il momento cruciale del suo pontificato sono stati gli anni Novanta, la fine del millennio, la centralità dell’Europa che ebbe un ruolo cruciale nella trasformazione storica, con la caduta del muro e dei regimi comunisti. Francesco, osserva Nowina-Konopka, è arrivato in una situazione completamente diversa e con prospettive totalmente nuove rispetto al passato. Karol Wojtyla è stato il testimone della fine della Guerra Fredda, dei blocchi contrapposti e la minaccia della distruzione nucleare. Papa Francesco deve affrontare “un mondo che presenta tanti focolai di guerra, tutti potenzialmente pericolosi per l’intero pianeta”.
Un compito, secondo Nowina-Konopka, più complicato perché entra dentro la dimensione del rapporto tra le religioni e le diverse prospettive culturali. Dopo lo stile accademico, teologico e intellettuale di Benedetto XVI, con Francesco la Chiesa è guidata da “un Papa capace di entrare nel cuore del popolo: i giovani, i malati, gli anziani la gente comune”. Una caratteristica umana e spirituale che ebbe anche Giovanni Paolo II”. Karol e Francesco in questo sono molto simili. In comune vedo in questi due Papi la capacità di concentrarsi sulla persona, su ogni persona, entrare in una relazione profonda, anche solo attraverso uno sguardo, una parola, una carezza, una benedizione.