Leggendo la quarta enciclica di Papa Francesco, dal titolo “Dilexit nos” che, tradotto in italiano, significa “Ci ha amati”, una forte emozione ha pervaso il mio cuore e ha fatto brillare la mia fede. In particolare, l’esortazione iniziale ad “aprire il cuore”, ci ricorda l’importanza di mettere al centro della nostra vita quotidiana di cristiani “la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona”. Queste parole e il loro messaggio di luce, costituiscono un esempio fantastico a cui tutti devono ispirarsi perché, il termine “servizio”, richiama con potenza ineguagliabile il dovere di essere prossimi e ascoltare, senza se e senza ma, tutti coloro che, ad ogni latitudine del mondo, stanno soffrendo, tendendo loro la mano con spirito di fraternità.
Questa lettera enciclica vuol far comprendere a tutto il popolo cristiano l’importanza di agire per il bene di tutti, aprendo il nostro cuore come, in ogni epoca, ci hanno insegnato a fare i Santi, i Beati e i Servi di Dio. Essi, con il loro esempio, ci hanno trasmesso senza riserve il significato più bello del donarsi agli altri senza riserve. Penso in particolare a San Massimiliano Kolbe e a Madre Teresa di Calcutta i quali, in epoche diverse, con la loro opera quotidiana al fianco degli ultimi, hanno dato significato concreto al prendersi cura ed hanno visto il Vangelo negli occhi dei sofferenti.
Il mondo quindi, alla luce dello splendido insegnamento della “Dilexit nos” e della “Fratelli tutti”, è chiamato a tessere legami fraterni e riconoscere la dignità di ogni essere umano, facendo cessare ogni guerra e conflitto fratricida. L’umanità intera deve tornare a cingersi in un profondo abbraccio, fatto di amicizia sociale, dialogo interreligioso e amore oblativo. Tutti noi, come sottolinea Papa Francesco, possiamo cambiare il mondo partendo dal cuore. Ebbene imitiamo il Cuore Immacolato di Maria perché esso è d’oro e ci fornisce una energia potentissima da “riversare “nei cuori dei sofferenti.