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L’importanza dell’etica nella gestione della rivoluzione digitale

Foto di Markus Winkler da Pixabay

L’analisi della complessa dinamica del declino della democrazia, estesasi nel corso di un periodo considerevole, richiede un’esplorazione più dettagliata delle molteplici sfaccettature coinvolte. In primo luogo bisogna riconoscere che vi è stata una erronea convinzione che la caduta dell’Unione Sovietica avesse definitivamente debellato i regimi totalitari. Una circostanza che ha indotto a sottovalutare le minacce interne alla democrazia moderna, che purtroppo hanno dato impulso a un processo distruttivo evoluto in maniera subdola e persistente.

Un contesto culturale nel quale la tecnocrazia è emersa come un attore centrale, ed ha progressivamente minato il primato della politica. Infatti, inizialmente concepita come uno strumento utile subordinato alla politica, ha gradualmente cercato indipendenza e potere, influenzando e dirigendo in modo sottile i processi sociali. L’enfasi sull’incompetenza e sulla dubbia moralità della classe politica si è rivelata una strategia astuta, che le ha consentito di consolidare il proprio peso economico e politico, e di trasformarsi in una forza che sfida il controllo democratico.

L’attuale svolta storica, accentuata dalla rapida evoluzione tecnologica, offre opportunità straordinarie attraverso lo sviluppo scientifico, specialmente con l’avvento dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, sussiste il rischio concreto che la rivoluzione digitale possa far accrescere le disuguaglianze economiche, sociali e politiche, sollevando questioni etiche cruciali non differibili in quanto filo conduttore essenziale nella ridefinizione dei fondamenti della società. D’altro canto la tecnocrazia, consapevole che la ricerca del potere si concretizza attraverso la persuasione, persegue l’obiettivo del consenso mostrando disponibilità ad assecondare le aspettative, soprattutto consumeristiche, dei cittadini promettendo, al contempo, soluzioni a problemi che la sola tecnica non è in grado di risolvere senza la componente umana e il suo portato valoriale. In definitiva l’apprezzamento della conoscenza deve estendersi oltre l’aspetto tecnico-scientifico, promuovendo una cultura eticamente consapevole che rifletta e sostenga i valori umani fondamentali sul presupposto che non tutto ciò che la scienza consentirebbe di attuare è realizzabile.

L’adeguamento delle istituzioni alle sfide future si configura come essenziale per guidare e regolamentare la transizione ecologica in modo eticamente responsabile. Il riconoscendo del ruolo centrale dello Stato, è fondamentale per promuovere la giustizia sociale e la partecipazione democratica. In questa fase cruciale, la società deve sviluppare una consapevolezza profonda sull’importanza dell’etica nella gestione della rivoluzione digitale, orientando il progresso scientifico verso un futuro in cui l’intelligenza artificiale si integra armoniosamente nel tessuto sociale. Ragioni che inducono sempre più ad una riflessione etica nella consapevolezza che la stessa da componente necessario, è ormai divenuta un pilastro fondamentale per il benessere collettivo e la sostenibilità dell’intera società.

Gerardo Villanacci: