Calcio e finanza è un binomio che ogni tifoso ha imparato a conoscere nei tempi moderni. I dirigenti dei club non gestiscono più solo delle realtà sportive e di gioco, ma delle vere e proprie aziende che operano in un contesto globalizzato, economicamente rilevante e con ricavi in costante crescita.
Da non sottovalutare è inoltre l’impatto, anche indiretto, che il calcio ha per l’economia di larga scala; basti pensare a ciò che è successo durante il periodo del COVID-19 quando l’intera industria calcistica fu costretta a fermarsi e, al contrario, al record storico di ricavi prodotti nella prima stagione dopo il periodo pandemico (oltre 35 miliardi di euro, ndr).
Così le valutazioni delle squadre di club sono in continua crescita, attraendo nuovi investitori interessati a progetti di lungo termine come la creazione di infrastrutture quali stadi, centri sportivi, hotel e ristoranti per citarne solo alcuni e facendoli diventare poli di riferimento per le rispettive città e per il turismo. Non a caso nel 2022 e nel 2023 le operazioni di M&A nelle prime cinque leghe europee hanno registrato una forte accelerata sia in termini di numero di operazioni che di volumi.
Non bisogna dimenticare poi che il calcio assicura una forte visibilità strategica in un settore in cui, secondo la UEFA, vi sono ancora diversi modi per un club ben gestito di far crescere il proprio fatturato con il coinvolgimento digitale dei tifosi ancora da sviluppare (compresa la sua componente economica) oppure il pieno sfruttamento degli stadi e delle altre infrastrutture.
L’obiettivo dei club è divenuto così il raggiungimento degli obbiettivi sportivi unitamente alla sostenibilità finanziaria attraverso la diversificazione dei ricavi (un esempio in tal senso sono i diversi sponsor presenti sulle divise da gioco) e la pianificazione nel lungo termine dei finanziamenti. Il controllo dei costi rimane la sfida più difficile da vincere.
In questo senso l’arrivo dei fondi americani e degli istituzionali sta spingendo la gestione dei club a raggiungere livelli di alta professionalizzazione che ha nell’efficienza economica e nell’espansione internazionale due obiettivi primari. Lo sguardo all’Asia ma soprattutto al Medio Oriente è cosa nota.
Considerando i ricavi aggregati dei cinque principali campionati europei si evince come la Premier League sia di gran lunga il più importante con oltre 6,5 miliardi (2022, fonte UEFA, ndr), seguito da Spagna con 3,3 miliardi e Germania con 3,2 miliardi. Tra questi due campionati le differenze sono però molteplici. In Spagna i ricavi sono accompagnati da un elevato livello di indebitamento che ha caratterizzato anche i bilanci dei due club più noti: Real Madrid C.F. e Barcellona F.C.. La Germania è in controtendenza con una media pubblico presente negli stadi del 92 % rispetto alla capienza disponibile e un rapporto salari/ricavi inferiore al 55 %, ovvero il più basso dei primi cinque campionati europei. Seguono Italia con 2,4 miliardi e Francia con 2,0 miliardi.
In Italia l’A.C. Milan è il club che ha depositato il bilancio più equilibrato tra le grandi con ricavi che si sono attestati al 30 giugno 2024 a 457 milioni, immediatamente dopo l’F.C. Internazionale Milano 473 milioni (ma con una perdita d’esercizio di 36 milioni), e che per il secondo anno consecutivo chiude con un risultato d’esercizio in utile (+ 4,1 milioni). L’S.S.C. Napoli del presidentissimo Aurelio De Laurentis è primo per la formazione di utili con un risultato d’esercizio di + 63 milioni.
Oggi, dunque, l’idea che per raggiungere i risultati sportivi non si debba considerare l’aspetto economico non è più praticabile e soprattutto compatibile con le normative di settore vigenti. L’introduzione della Squad Cost Rule della UEFA, ovvero del nuovo indice relativo il Financial Fair Play, darà un ulteriore impulso in questa direzione.