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L’ideologia si combatte con le idee, non con le sanzioni

Il ddl Fiano, approvato dalla Camera dei Deputati martedì sera e in attesa di essere discusso in Senato, suscita un dibattito alquanto scivoloso.

Da un lato va ricordato che il testo in questione affronta l’esperienza storica del fascismo e del totalitarismo, che ha attraversato il Novecento producendo effetti drammatici. Le loro tracce sono evidenti nella Costituzione, non solo nella sua struttura garantista, ma anche nelle misure transitorie, nella fattispecie la dodicesima stabilisce che è “vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

Dall’altro lato va posta attenzione all’articolo 21 della Costituzione, che assume un’impostazione rispettosa della libertà di manifestazione del pensiero.

Dunque bisogna badare affinché misure legislative di questo tipo, pur comprensibili nella finalità, non puniscano l’espressione libera del pensiero, sia pure di adesione all’ideologia fascista.

Del resto esistono già sanzioni per comportamenti che sono esaltazione di quel regime, la legge Scelba del 1952 e la legge Mancino del 1993, che ha considerato nuove ipotesi delittuose.

Va inoltre ricordato che il divieto penale di propaganda è stato considerato non costituzionale laddove non sia collegato a una prospettiva di ricostituzione del partito fascista.

Mi chiedo, pertanto, se le normative previste dalle leggi attuali non siano sufficienti. Ciò che c’è di effettivamente nuovo è un aumento di pena se i fatti sono commessi attraverso strumenti telematici o informatici. Sia il ridimensionamento delle sanzioni penali sia la previsione di aggravanti, ricadono nell’ambito del principio di stretta legalità, cioè un giudizio che può dare solo il legislatore.

Inoltre la legge in questione sanziona “la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti”. Qui sorge la perplessità sul fatto che possano essere motivo di sanzioni il possesso di foto che riguardano quel regime oppure libri che tracciano la storia con immagini, persino il possesso di testi che assumono posizioni critiche nei confronti del fascismo. Ribadisco dunque che è necessario fare attenzione.

Ritengo doveroso combattere l’ideologia fascista, ma occorre farlo attraverso le idee. Le sanzioni penali talvolta non hanno gli effetti desiderati. Tutt’altro.

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