Non si è ancora spenta l’eco delle manifestazioni in difesa della libertà di stampa che hanno portato Parigi, teatro d’un violento attentato, al centro dell’opinione pubblica mondiale. In questi giorni ho sentito ripetutamente citare la nota frase di Voltaire: “Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa farlo” a riprova d’un diritto alla libera espressione e alla tolleranza massima anche quando, come avviene nelle famose vignette del giornale preso di mira dai terroristi islamici, si offendono con la satira i sentimenti profondi dell’animo umano, in particolare quelli della fede religiosa che per un credente sono i più intimi.
Purtroppo la rivendicazione del diritto alla libertà non vale per tutti. Ne è riprova il clima avvelenato dello scontro ideologico intorno a determinati temi che anche in Italia si va pericolosamente aggravando. Gli episodi sono tanti e si ripetono. Basta che qualcuno si dichiari contro il matrimonio fra persone dello stesso sesso e subito è additato come oppressore della libertà altrui ,“sessista e omofobo”; chi proclama di sostenere la famiglia basata sul matrimonio tra un uomo e una donna viene accusato di turbare la serenità pubblica.
Un episodio fra gli ultimi: la scritta “Tempi m**** omofobe e sessiste” – apparsa qualche notte fa sul muro della sede della rivista Tempi, a Milano; all’ingresso dell’edificio che ospita la redazione, sono stati lasciati anche degli escrementi. L’episodio ha preceduto di poco più di 24 ore il convegno all’Auditorium Testori del Palazzo della Regione Lombardia dal titolo “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, appuntamento accompagnato da polemiche minacciose da parte di contestatori di associazioni omosessuali e gruppi di sinistra. E’ vero: un po’ di escrementi e una scritta ingiuriosa non sono certamente una bomba o un attacco terroristico, ma sono prova dell’intolleranza irresponsabile di chi ha criminalizzato un giornale solo perché partecipa a un appuntamento in difesa della famiglia costituzionale. È segnale, da non sottovalutare, del fatto che c’è un clima che non va evidentemente non solo nel mondo musulmano ma anche nel nostro.
Sia chiaro: il mio intento non è attizzare polemiche, mi piace più gettare acqua sul fuoco che benzina. Come si fa però a non dire ad alta voce che in questo clima avvelenato rischiamo di annegare tutti a causa di “uno scontro culturale e ideologico” da “pensiero unico” che potrebbe degenerare in qualcosa di molto violento? Come cristiano non ho paura di chi mi attacca o offende, e mai risponderei con la violenza; come libero pensatore non mi lascio attrarre in dispute ideologizzate, mentre amo il dibattito che cerca la verità e sono disposto a mettermi in discussione. Sempre, perché non ho la verità in tasca.
Ma una domanda la pongo: “Perché si può “essere Charlie Hebdo” per insultare le religioni, e non si può esprimere pacificamente una posizione “tradizionale” su temi vitali come la famiglia, la vita?”. Cosa si intende per libertà?