Risulta quanto meno singolare come in un momento dove la pandemia da Covid non è ancora stata sconfitta, dove esiste una seria preoccupazione di un conflitto mondiale e dove la povertà è in continuo aumento colpendo le categorie più fragili, le priorità dei nostri governanti siano rappresentate dal doppio cognome da assumere, dal ddl Zan, dalla problematica relativa ai Gender, dall’Eutanasia, trascurando al contrario gli enormi problemi legati alla drammatica denatalità sostenuta in larga parte da una cultura sempre più abortista.
In Italia infatti, l’infanzia è “a rischio di estinzione”. In 15 anni la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. L’Istat rileva un record di denatalità nel 2021 con 399.400 bambini nati nel corso dell’anno (-1.3% sul 2020), confermando un trend drammaticamente negativo, che vede un Paese in cui nascono sempre meno bambini e aumenta parallelamente la popolazione degli anziani.
Su queste basi dopo che l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) con determina n. 998 dell’Ottobre 2020 aveva annunciato che per Ulipistral acetato (EllaOne), così detta “pillola dei cinque giorni dopo”, non era più obbligatoria la prescrizione medica, la III Sezione del Consiglio di Stato con sentenza (n. 2928 del 19 aprile 2022), rigettando il ricorso delle associazioni cosiddette “pro vita”, ha pensato bene di confermare la vendita del farmaco EllaOne senza prescrizione medica per le minorenni.
La sentenza sottolinea come il ricevere il consenso dei genitori o dei tutori, “andrebbe a limitare il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’auto-determinazione della persona non ponendosi l’eliminazione della prescrizione medica in contrasto con il diritto del minore ad una corretta informazione e con il diritto dei titolari della responsabilità genitoriale a sostituirsi al minore”.
I giudici hanno rilevato che, dagli studi scientifici posti a base della determina Aifa, risulta che il farmaco ElleOne non deve essere confuso col regime farmacologico usato per l’interruzione volontaria della gravidanza essendo il meccanismo d’azione del farmaco antiovulatorio e non abortivo.
A tale proposito il Direttore Generale dell’AIFA Nicola Magrini ebbe ad affermare che il farmaco in questione rappresentava “uno strumento altamente efficace per la contraccezione d’emergenza per le giovani che abbiano avuto un rapporto non protetto, entro i 5 giorni dal rapporto. Ed è anche, a mio avviso, uno strumento etico in quanto consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze”.
“Nel caso che ci occupa”, precisano i giudici, si parla di “volontaria assunzione di un farmaco per il quale le Autorità sanitarie non hanno previsto la prescrizione medica, qualificando lo stesso come farmaco da banco. Diversamente opinando, ogni farmaco da banco richiederebbe l’attivazione del meccanismo di tutela del minore con la contestuale prestazione di consenso da parte dei genitori o di chi ne fa le veci”.
Varie sono le criticità che emergono da questa sentenza, e dal punto di vista prettamente scientifico e da quello giuridico: nega che sia un trattamento sanitario, ignora il consenso informato, esclude la letteratura scientifica che parla degli effetti abortivi, nasconde gli effetti collaterali connessi.
La problematica fondamentale relativa all’assunzione di questo farmaco riguarda il fatto che in circa il 15% dei casi, come sostenuto da numerosi lavori scientifici, può non avere azione di contraccezione e quindi potrebbe interrompere un eventuale gravidanza in atto modificando la struttura dell’endometrio, da qui la logica spiegazione della diminuzione del numero di aborti registrati rilevati.
La conferma di tale evenienza è suffragata dall’ascesa inarrestabile della vendita dei contraccettivi d’emergenza che registra un picco importante nel 2015, quando l’AIFA stabilisce che le donne maggiorenni possono acquistare la pillola del giorno dopo senza ricetta. In particolare, EllaOne è passata dalle 3500 confezioni vendute nel 2012 alle 293.200 nel 2018 e il grande balzo è avvenuto appunto nel passaggio dal 2014, con 15.200 confezioni vendute, alle 123.800 del 2105, anno della risoluzione dell’AIFA che ha liberalizzato le vendite senza prescrizione.
E’ piuttosto verosimile prevedere che questo trend esponenziale sia destinato a salire con l’autorizzazione alla vendita alle minori, così come lo è stato in precedenza con la liberalizzazione delle vendite senza prescrizione.
Non vanno poi trascurati gli effetti indesiderati comuni del farmaco: nausea, dolore addominale, vomito, mestruazioni dolorose, dolore pelvico, dolore al seno, mal di testa, capogiri, sbalzi d’umore, dolori muscolari, mal di schiena, stanchezza. Proviamo ad immaginare per un istante il dramma di una ragazzina che si possa trovare, da sola, in questa condizione di sofferenza e la preoccupazione dei genitori che, ignari, si trovino a dovere fronteggiare queste situazioni nei confronti di una figlia magari quattordicenne.
L’assunto dei Giudici della corte Costituzionale, nell’enunciazione della sentenza, è stato quello di accogliere in toto l’affermazione dell’AIFA secondo cui il meccanismo d’azione del farmaco sia di tipo esclusivamente antiovulatorio e mai abortivo, non preoccupandosi minimamente di verificare quanto affermato da numerosa letteratura scientifica, totalmente in disaccordo da quanto sostenuto dall’Agenzia Italiana del Farmaco, circa l’eventuale possibilità di essere un farmaco anche potenzialmente abortivo.
Del resto non si capirebbe la ragione per la quale il Consiglio Superiore della Sanità il 15 giugno del 2011 permise il commercio della EllaOne con la clausola, in seguito annullata, che: “la donna doveva sottoporsi a un test del sangue per dimostrare di non essere già gravida. Se lo fosse, infatti, il farmaco metterebbe a rischio la vita dell’embrione”.
Con questa sentenza la Consulta ha di fatto “banalizzato” l’eventuale possibilità abortiva della ElleOne rendendola farmaco da banco e quindi non un trattamento sanitario perché non prescritto, eliminando in tal modo la sua, per noi doverosa, prescrivibilità e quindi il consenso informato di pertinenza genitoriale che ne deriverebbe, in nome di una discutibile “autodeterminazione” del minore.
Risulta quantomeno singolare infatti che, in un momento dove la natalità nel nostro Paese è prossima allo zero e dove da più parti c’è l’invito rivolto al Governo a perseguire politiche per la famiglia con incentivi alle giovani coppie relativamente alle nascite, ci possa essere ancora chi, in nome di una ideologia contraria, sostenga tuttora la lotta contro la soppressione di nuove vite.
Si rimane da ultimo quantomeno perplessi a sentir parlare di Etica relativamente alla liberalizzazione dell’ElleOne e non piuttosto di una non corretta informazione. Da domani infatti ragazzine quattordicenni potranno accedere liberamente a questo farmaco da banco miracoloso, inconsapevoli nella loro spensieratezza che potrebbero magari avere nel proprio grembo il prodotto di un concepimento.