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L’eredità di Sepulveda che nessun virus potrà mai uccidere

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, ossia di come l’amore e la natura siano più forti di qualsiasi ostacolo. Un messaggio universale, in grado di far dialogare tutte le persone, a prescindere dall’età, dal sesso o dalla religione. Questo racconto, uno dei più conosciuti dello scrittore cileno Luis Sepulveda, scomparso ieri, ucciso dal coronavirus, all’età di 70 anni, ci fornisce un manuale di istruzione per i buoni sentimenti: innanzitutto un’iniezione di coraggio, necessaria ad un gatto – Zorba – per accettare la sfida di poter crescere una gabbianella, come chiesto dalla sua vera mamma prima di morire.

Poi, una fiducia sconfinata nelle persone care, come gli amici – Segretario e Colonnello -, che Zorba coinvolge in questa avventura e che non ci pensano due volte a offrire la loro disponibilità. Si aggiunge la capacità di reagire all’imprevisto che, in questa storia, è la nascita di Fortunata, la gabbianella. Con un pizzico di creatività si crea un legame così eccezionale agli occhi degli estranei, che addirittura li prendono in giro, ma talmente normale per chi si vuole bene veramente. Ed ancora l’amore con la A maiuscola, quello che consente a Zorba di affrontare il pericolo di relazionarsi con un umano pur di insegnare alla gabbianella di volare, come aveva promesso. Anche se, vuol dire separarsi da lei: Fortunata infatti impara a volare e, come è naturale che sia, vive la sua vita di gabbiano.

Un finale giusto, sebbene amaro per il dispiacere di vedere il gatto e la gabbianella separarsi per sempre. Eppure è proprio in questo momento che si comprende, con semplicità, la grandezza e la forza dei sentimenti autentici che non possono non essere accompagnati dall’aggettivo “gratuiti”. In questo racconto, che parla ai bimbi quanto ai grandi, si coglie con chiarezza quanto l’amore sincero sia gratuito, senza calcolo: Zorba ha fatto la cosa giusta ed è felice per la libertà ritrovata della sua gabbianella. Lui non ha visto alternative davanti a sé, se non quella di insegnare a Fortunata di volare, anche se non lo sapeva fare. Per aiutarla ha superato persino le sue paure e i pericoli che avrebbe potuto incontrare. Siamo noi spettatori a dispiacerci per la loro separazione, perchè vediamo le altre scelte che avrebbe potuto fare, ma che non ha fatto. Zorba avrebbe potuto trattenere Fortunata con lui, in fondo starebbe stata bene, lo avrebbe fatto per amore. Ma quest’amore non ha la A maiuscola, quello che ti fa scegliere il bene dell’altro senza pensare alle conseguenze, invece sì.

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