In questo periodo, solitamente, le vittime della strada si contano ogni giorno. Le campagne per la sicurezza sono tante e vengono portate avanti dalla Polizia Stradale con impegno, professionalità e generosità. L’Europa si era ripromessa anni fa di dimezzare l’incidentalità entro il 2020. Invece i sinistri automobilistici aumentano: perché?
Queste tragedie non avvengono mai per caso. Non sono frutto di fatalità, ma dell’errore umano, dovuto a imperizia, imprudenza o al mancato rispetto del Codice della Strada. Nella strada vige, purtroppo ancor oggi, la legge della giungla, per la quale il più forte (ovvero il mezzo più grande) prevale sul più debole. E il mezzo più debole in strada è la bicicletta.
Quanti morti, anche quest’anno. E quante accuse: “La colpa è degli automobilisti. No! È dei ciclisti, perché camminano in gruppo, non si fermano agli stop neanche quando hanno davanti il semaforo rosso…”
La verità è da ambo le parti. La bici è un mezzo straordinariamente utile e bello. Il ciclismo sportivo è affascinante e il Giro d’Italia ancora richiama tanti giovani e tante famiglie che, al mare e in montagna, assistono alle imprese dei propri beniamini. Ma le strade italiane non sono luoghi per la bici. Oggi le statali, le provinciali e le comunali si presentano piene di insidie, a causa di buche, dell’asfalto sconnesso e mal curato.
Servirebbero investimenti pesanti, ma quando la coperta è corta qualcosa è destinato a restare fuori. E in nome del progresso che avanza viene trascurata la sicurezza. Anche per quella stradale è necessario usare il bastone e la carota. Ovvero campagne informative ma anche servizi di prevenzione e repressione.
Abbiamo poi bisogno che le Amministrazioni assumano iniziative per la creazione di piste ciclabili. Le città e i paesi vanno rivisti anche dal punto di vista della circolazione. Con le piste ciclabili (non occupate dai pedoni, o, peggio, dalle auto) i ciclisti saranno al sicuro da incidenti. Senza dimenticare il rispetto della prima parte del Codice della Strada, dedicata ai comportamenti e quindi all’etica, la quale si traduce nel rispetto dell’altro e del bene primario di ogni uomo: la vita.