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Lega pigliatutto e il M5s che fa?

Prossima fermata Bruxelles. E sarà un viaggio, quello verso le elezioni europee, tutt’altro che in discesa per l’attuale maggioranza giallo verde di governo. Perché la sosta finale in Basilicata non è servita solo a far scendere i nuovi vincitori e a far salire gli sconfitti, una bella comitiva a dire il vero, ma ha messo in moto un nuovo treno, guidato dalla Lega. Chiara la destinazione: imbarcare, strada facendo, i delusi del Movimento 5 Stelle. Perché il leader del Carroccio, Matteo Salvini, non vuole far crollare il governo ora, sarebbe una mossa perdente, ma punta a svuotare il Movimento. Esattamente come sta facendo con Forza Italia, dove l’ultimo ostacolo resta Silvio Berlusconi.

Sino a quando il Cavaliere è in campo, il capo della Lega, almeno nelle amministrative, deve giocare con il vecchio schema a tre, quello del centrodestra. Modulo che ha permesso la conquista dell’ex regioni rosse passate sotto le insegne del cartello elettorale composto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il tridente, però, non è applicabile al governo centrale, così almeno la pensa Salvini e soltanto nel caso in cui lo imponesse il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il leader del Carroccio accetterebbe il ritorno all’antico.

“Se qualche osservatore o analista pensa che io abbia convenienza a far saltare il governo, dico di no. Non ho incassi personali o partitici. Il mio orizzonte dura 4 anni e tre mesi. Non ci sono lusinghe che possano farmi cambiare idea”, ha spiegato il vicepremier a chi vorrebbe una crisi prima delle europee, “non ambisco a fare nulla di diverso da quello che sto facendo e mi trovo bene con la squadra con cui sto lavorando”.  E poi il messaggio agli alleati. Entro fine mese “chiuderemo tutte le partite per i candidati sindaci e governatori, con Berlusconi, se non potremo vederci, ci sentiremo”, ha spiegato.

Sul Piemonte la Lega è intenzionata a chiedere che il candidato presidente sia un proprio uomo, anche se non è fondamentale: “Chiudiamo rapidamente, basta che sia una persona per bene. Non mi interessa che sia un uomo di partito o non di partito. Lì c’è da risolvere raidamente una pessima gestione da parte della giunta Chiamparino”. Dal fortino azzurro, però, i colonnelli di Silvio provano il rilancio.  “Dopo Molise, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Abruzzo e Sardegna, anche in Basilicata è il centrodestra unito la prima scelta degli italiani. Non ci sono più scuse: i contratti ‘privati’ dicano quello che vogliono, sono i cittadini a dirci in che direzione andare. E gli italiani stanno dicendo che vogliono un governo di centrodestra. La crescita della Lega da sola non sarebbe stata sufficiente a vincere: Forza Italia è stata determinante, con il contributo dato dalla nostra lista e da quella dell’ottimo candidato che abbiamo scelto, Vito Bardi. Adesso avanti con Cirio in Piemonte”, ha detto Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia.

Il ragionamento però non tiene conto del fatto che alle amministrative pesa il fattore candidato, mentre lo schema nazionale è tutto tarato sull’appeal dei leader. E Salvini vale quattro volte Berlusconi. Ecco perché il tema vero restano i grillini. “I 5 Stelle hanno avuto comunque un buon risultato. Se fossi Luigi Di Maio, non mi preoccuperei”, ha detto Salvini, “per quello che mi riguarda, si va avanti. Gli sconfitti stanno a sinistra, sono loro che governavano quella regione”. Ecco, se fossimo in Di Maio ci preoccuperemmo eccome. Perché i voti che perde il Movimento in fermento finiscono tutti sul Carroccio. In treno ad alta velocità diretto verso Bruxelles, e poi chissà…

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