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Le vere case famiglia

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Il caso Bibbiano è un evento inquietante dato il coinvolgimento di minori. Si dovranno fare degli accertamenti per chiarire se siano state commesse ingiustizie o soprusi che hanno portato alla decisione di allontanare i bambini dalle loro famiglie di origine. Certamente l'opinione pubblica è stata scossa, ma questo deve far riflettere su cosa è realmente l'affido familiare. La sua storia, iniziata nel 1983, anno in cui è stata promulgata la prima legge sul tema – poi rinnovata nel 2003 con la legge 149, evidenzia che si tratta di un istituto molto importante e prezioso: famiglie che aprono la porta della loro casa e del loro cuore a dei bambini che, temporaneamente, non possono rimanere nei loro nuclei familiari di origine. Questo è il vero nocciolo della questione. E' stato dato sostegno, economico o educativo, a queste mamme e papà in modo che i loro figli potessero restare con loro? E' stata fatta una verifica per stabilire la necessità di una famiglia affidataria? 

In seguito a questa vicenda si è parlato di istituire una task force per la protezione dei bambini presso il ministero della Giustizia o di aprire un'inchiesta sulle case-famiglia. Si tratta si scelte estemporanee che evidenziano come il problema non sia affatto conosciuto. Non si deve temere nulla da queste commissioni, ma sembrano risposte frammentate. Il sistema di affidamento familiare italiano funziona, anche se ci sono state – e purtroppo si potrebbero verificare anche in futuro – delle situazioni limite come quelle di Bibbiano, ma non per questo deve essere penalizzato tutto il lavoro prezioso e importante che è stato fatto in questo anno e che premia il welfare italiano. E' per questo che il Parlamento dovrebbe aprire le porte agli assistenti sociali, alle famiglie affidatarie alle associazioni, ai tribunali, insomma dare spazio e ascolto a tutti quei soggetti che da decenni lavorano sul campo, come fece don Oreste Benzi. L'affidamento familiare italiano è un istituto valido, ma deve essere sostenuto, anche economicamente, formato e valorizzato. Certamente può essere migliorato.

L'articolo 1 della legge sull'affidamento dice chiaramente che prima di tutto va aiutata la famiglia di origine. Solo nell'articolo due si parla di famiglia affidataria, qualora il papà e la mamma non fossero in grado di seguire il loro bambino. Oppure si deve cercare una comunità familiare. Ma anche in questo caso non si può fare “di tutta l'erba un fascio”. Le vere case famiglia sono quelle pensate da don Oreste Benzi – che ha aperto la prima in Italia nel 1973 – dove ci sono un papà e una mamma che svolgono un ruolo genitoriale, ma che non si sostituiscono alla famiglia di origine, non si mettono in contrasto le due realtà: il minore ha tanto amore da dare che sa accettare di vivere in una casa famiglia pur continuando a voler bene ai suoi genitori con i quali mantiene un contatto. 

Paolo Ramonda: