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Le poche certezze economiche che offre il decreto

Gli slogan d’ordinanza ci sono tutti. L’Italia che esce dal lockdown e prova a ripartire “è un Paese segnato dai lutti, ma più sicuro di sé”, afferma il ministro per il Sud e la Coesione Economica, Peppe Provenzano. Ecco lunedì vedremo se le cose stanno esattamente così. “Abbiamo approvato il decreto legge che ci consente di entrare a pieno regime nella Fase 2. Affrontiamo la fase con voglia di ricominciare, ma anche con prudenza. I dati sono incoraggianti ci confermano che gli sforzi collettivi hanno prodotto i risultati attesi”, dice il premier, Giuseppe Conte, in conferenza stampa, presentando il nuovo Dpcm per le riaperture di lunedì 18 maggio.

“Siamo in condizione di affrontare questa Fase 2 con fiducia, ma anche senso di responsabilità. In questo percorso non sarà meno importante il lavoro e il dialogo con le Regioni, Anci e Upi, dovranno anche loro assumersi le loro responsabilità”. Dunque senso di responsabilità è il tema dominante. Ma dovremo capire se gli italiani lo avranno, perché sarà determinante il loro senso di responsabilità, ben più di quello della politica in questa fase. E questo lunedì sarà un lunedì speciale per tutti, sotto qualunque punto di vista. La riapertura della maggior parte delle attività è fondamentale per evitare il tracollo del Paese, provato da questa lunga quarantena. Ma sullo sfondo resta il tema dominante di chi dovrà governare la fase due, dal punto di vista tecnico.

“Il 18 maggio la quasi totalità delle attività produttive potrà ripartire, sarà sufficiente attenersi ai protocolli, pena multe salatissime e sanzioni. Peccato che molti di questi protocolli vengano resi noti ora, o siano addirittura un mistero, a meno di 36 ore dall’apertura”, afferma Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia. “Intanto”, aggiunge, “non una parola sulle centinaia di migliaia di persone che ancora aspettano la cassa integrazione o il bonus per gli autonomi, o sulle imprese in attesa di una liquidità che non è mai arrivata. L’Italia non merita tanto cinismo e pressappochismo”. “Stiamo procedendo alla riapertura con gradualità e prudenza”, sottolinea dal canto suo il premier Conte , “i dati della curva epidemiologica sono incoraggianti, ci confermano che la strada che abbiamo seguito è quella giusta, che gli sforzi collettivi fatti finora hanno prodotto i risultati attesi” e dunque “siamo nella condizione di affrontare questa fase 2 con fiducia”.

Se sia realmente cosi lo vedremo solo la prossima settimana. Gli aspetti economici del decreto offrono ancora poche certezze rispetto alle ventilate garanzie e questo rischia di essere un problema serio. “Abbiamo bisogno di un decreto semplificazioni nei prossimi giorni che scelga quattro o cinque punti chiave per semplificare al massimo la realizzazione di alcune importanti opere pubbliche” afferma il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, “serve che vengano rinnovate il prima possibile o date a qualcun altro le concessioni autostradali. Serve un piano di investimenti straordinario: in epoche recessive serve una misura così detta anti-ciclica che faccia ripartire l’economia”. Difficile non essere d’accordo con il governatore dell’Emilia.

Sino ad oggi il governo ha gestito l’emergenza con provvedimenti tampone, ma ora è il momento di sostenere la ripresa, quella vera, con atti concreti, con passaggi strategici. In assenza dei quali non avremo una quarantena ma un fallimento completo.

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