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Le finte cure consentite dallo Stato

Un bambino è morto proprio ieri a causa di una otite non curata con la medicina bensì con le cure omeopatiche. Nonostante fosse stato ricoverato per recuperarlo, non c’è stato più nulla da fare. Nei giorni scorsi abbiamo assistito al dibattito sull’impiego nelle scuole dei vaccini. Da una parte illustri scienziati confermano – ovviamente – la validità e la necessità dei vaccini, di cui auspicano la obbligatorietà nell’era scolare, dall’altra medici che addirittura li sconsigliano.

Senza scomodare il mondo della scienza, è un dato noto a tutti che all’utilizzo dei vaccini dobbiamo la salvezza di tante vite umane. E poiché la vita è il dono più importante che ha l’essere umano, lo Stato ha il dovere di difenderla. La discussione, tuttavia, si è allargata e spostata anche alle medicine alternative, tra cui l’omeopatia.

Ora, che l’omeopatia sia considerata una scienza praticata dagli inizi del XIX secolo sarebbe difficile non ammetterlo. L’omeopatia (dal greco ὅμοιος, òmoios, «simile» e πάθος, pàthos, «sofferenza») è una pratica di pseudo-medicina basata sui principi formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann.

La nota e popolare biblioteca Wikipedia, tuttavia, avverte: “…allo stato attuale nessuno studio scientifico pubblicato su riviste mediche di valore riconosciuto ha potuto dimostrare che l’omeopatia presenti, per una qualsiasi malattia, un’efficacia clinica che sia superiore all’effetto placebo. Inoltre l’omeopatia viene rifiutata dagli scienziati per la sua debolezza teorica (cioè l’incompatibilità dei suoi postulati con le odierne conoscenze chimiche) e per la mancanza di un meccanismo plausibile che ne possa spiegare il funzionamento. Per l’insieme di queste ragioni, l’omeopatia è da considerarsi una pseudoscienza”. In ogni caso sarebbe più opportuno che lo Stato faccia chiarezza anche sulle giuste e legittime cure alternative ammissibili – come ad esempio l’omeopatia -, da quelle che invece, pur definendosi tali, dovrebbero essere denunciate da chiunque.

Il reato di “abuso della credulità popolare“, con d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 8 è stato depenalizzato. A mio parere, invece, doveva essere inasprita la pena. Lo Stato dovrebbe intervenire con pene severe anche su questo “mare magnum “che tutti conosciamo e del quale pochi parlano perché nessuno crede alla magia, alle streghe, al gatto nero… però le nostre case sono piene di cornetti ed amuleti… E se passa un gatto nero per strada le puoi contare le auto che si fermano.

Ne prendiamo atto, ma ci chiediamo perché allora lo Stato – giustamente determinato nella difesa dei vaccini e quindi della vita – è silente nei confronti delle “pseudo terapie” propugnate da tanti imbonitori addirittura in TV che prevedono il bene o il male a seconda del volo degli uccelli o dei residui del caffè o perché recettori di segni che arrivano dall’aldilà con profumi, voci o fantasmi addirittura ritratti in foto ?!

Perché si consente a persone prive di ogni cognizione scientifica in contatto per “sedicente ammissione” con angeli o demoni di proporre cure costose attraverso liquidi e varie cose “miracolose”?!

La verità è che questa umanità sofferente è disposta – oggi come ieri – ad aggrapparsi a falsi idoli o amuleti nella ricerca affannata, e talora disperata, di trovare soluzioni alle proprie malattie, ansie, povertà non solo materiali.

E sopratutto in questo settore dovrebbe intervenire lo Stato per difendere i cittadini dai falsi profeti, attraverso leggi efficaci e soprattutto pene severe, forse più innocenti si potrebbero salvare.

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