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L’azzardo dopo il lockdown: tutto come prima? O anche peggio…

La chiusura per circa 100 giorni di tutta la vasta ed agguerrita industria dell’azzardo di massa – con oltre 250 mila punti di gioco nelle 107 province tra sale giochi, sale scommesse e sale bingo ed altri luoghi autorizzati all’offerta – a causa dell’emergenza Coronavirus in Italia ha determinato due fatti di grande importanza individuale e collettiva:
– il crollo della spesa legata alle attività dei luoghi di gioco,
– la remissione almeno temporanea dei disturbi del comportamento correlati all’azzardo e dei problemi da esso indotti o ad esso direttamente o indirettamente riferibili in un  numero molto elevato di gamblers e cosiddetti giocatori problematici, almeno secondo le testimonianze dei diretti interessati.
Dalle prime indagini di mercato non si evidenzia peraltro una significativa conversione della pratica dell’azzardo fisico o in presenza (leggi rapporto con i dispositivi o i prodotti di gioco) in azzardo online.
Pertanto è possibile affermare senza tema di smentita che la riduzione dell’offerta “fisica” di azzardo in tale fase storica ha prodotto anche un blocco nel processo di sviluppo e consolidamento dei meccanismi di addiction nei giocatori problematici e della reiterazione dei comportamenti compulsivi nei soggetti collocabili in una condizione molto avanzata e grave di Disturbo da Gioco d’ Azzardo (DGA). In sostanza, molti “giocatori” hanno interrotta la pratica del gambling e spontaneamente hanno conosciuto una remissione del sintomo della dipendenza.
Tale osservazione sembra allora dare una ulteriore e definitiva legittimità alla teoria secondo la quale ad una maggiore offerta di azzardo corrisponde un proporzionale incremento sia del numero dei soggetti esposti al rischio o al Disturbo da Azzardo sia  del livello di gravità del disturbo stesso.
Tale teoria presenta molti punti di contatto con la teoria epidemiologico-statistica, elaborata da Ledermann (1964) nel campo dell’alcolismo per cui il consumo medio pro capite di alcol è proporzionale alla prevalenza dei problemi alcol correlati.
La riapertura delle sale slot, delle sale scommesse e dei bingo che sta avvenendo nelle varie Regioni a partire dal 15 giugno a seguito del DPCM dell’ 11 giugno, che peraltro prescrive l’obbligo per le Regioni di documentare preventivamente la “compatibilità” con il rischio nel territorio, e dunque a individuare i protocolli o le linee guida” contro il contagio. A tal proposito si impone una riflessione generale, per cui, accanto al tema della scrupolosa osservanza delle norme e dei protocolli di sicurezza e di contrasto del COVID attraverso il controllo del distanziamento e della sanificazione degli ambienti, bisogna affiancare in un rapporto di pari rilevanza quello della tutela della salute mentale di oltre cinque milioni e mezzo di italiani che soffrono per gli effetti causati dal DGA, tra cui oltre un milione di addicted.
Quest’ultimo aspetto cruciale sembra non aver alcuna priorità sanitaria etica e sociale se nella gerarchia della “rilevanza degli interessi” devono venire “prima la persona e la sua salute, quindi le entrate fiscali dello Stato e solo dopo gli interessi economici delle società del settore”. E la salute è in primo luogo quella del milione e mezzo di giocatori patologici che dal blocco dell’azzardo in questi mesi di Lockdown hanno avuto sicuri benefici. E anche quella delle famiglie per le quali, in questa fase, la ripresa dell’azzardo aumenterebbe i rischi di impoverimento.
Per effetto diretto o indiretto delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19 all’insieme della popolazione coinvolta nelle patologie correlate alle varie tipologie di gioco d’azzardo, la chiusura della gran parte delle porte d’accesso alle pratiche di gambling ha prodotto effetti certamente positivi per molti pazienti, che hanno avuto la remissione del Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) sì da generare adesso delle grandi opportunità di fuoriuscita da una condizione patologica acuta anche in considerazione della forte riduzione dell’offerta di assistenza per queste persone, provocata dalle norme per contrastare l’epidemia che hanno obbligato a chiudere i servizi. Ma è bene ricordare come la “remissione spontanea del sintomo” è una condizione fondamentale per avviare o consolidare un processo di emancipazione psico fisica e sociale da una condizione di addiction ma non rappresenta in sé il fulcro  del processo di  superamento del DGA che sappiamo essere multifattoriale e per tale motivo molto articolato e  complesso.
Pertanto la riapertura degli oltre 250mila punti di distribuzione del gioco d’azzardo nel nostro Paese”, frequentati, secondo una stima dell’Istituto Superiore di Sanità, da 5 milioni e 200mila giocatori abitudinari, dei quali oltre un milione e mezzo con Problematic Gambling costituisce un fondato motivo di allarme sociale per la ripartenza del fenomeno dell’azzardo di massa e presenta un profilo di rischio per la Salute molto più vasto e complesso anche in considerazione del fatto che, a fronte della ripartenza a pieno regime del mercato delle attività dell’azzardo si rileva la lenta e ridotta ripresa di attività dei servizi specialisti di terapia delle dipendenze.
Accanto a questi pur rilevanti e preoccupanti aspetti di tipo sanitario, occorre non trascurare anche altri elementi di criticità legati alla ripartenza delle attività dei luoghi di erogazione dell’azzardo di massa:
– Con la ripresa del mercato dell’azzardo  potrebbe peggiorare la situazione economica e finanziaria di tante famiglie in difficoltà a causa della sospensione o chiusura di attività lavorative causate dalla pandemia. Per molti giocatori problematici il Covid ha coinciso con una improvvisa perdita o riduzione del reddito.
– Non risulta ad oggi che l’autorizzazione alla riapertura delle sale di slot machine, del bingo e degli sportelli di scommesse sia stata oggetto di un approfondimento specifico e puntuale da parte del Comitato Tecnico Scientifico che rappresenta la cabina di regia del governo in tema di monitoraggio della pandemia.
Alla luce di tali fatti sorgono allora alcune riflessioni cruciali :
– Nella valutazione della ripartenza del settore del cosiddetto gioco legale non risulta chiaro come sia stato valutato il rischio di diffusione del contagio legato sia all’assetto fisico delle sale dell’azzardo, nonché al particolare profilo di disturbo comportamentale.
– Nel primo caso non va taciuto come l’architettura dei luoghi dell’azzardo è completamente finalizzata a far restare le persone attaccate alle postazioni di slot, a tacitare la percezione del rischio, persino a calmare le sollecitazioni fisiologiche a interrompere le “girate”.  L’alterazione del comportamento si sostanzia invece nella  perdita del controllo degli impulsi nonché della lucidità cognitiva ed emotiva) ed è  innescato dal meccanismo compulsivo attivato dalla pratica  del gambling.
– Dunque l’assetto delle strutture e il comportamento degli avventori – tra i ad accedervi vi saranno i dipendenti o i “problematici” – porterebbero a concludere che sono gli ultimi ambienti ai quali consentire di riaprire mentre il coronavirus ancora è attivo.
– La progettazione di quelle strutture ha seguito criteri antitetici a quelli di precauzione antivirus per cui non è chiaro come sia garantita l’applicabilità delle misure di distanziamento fisico.
Tali perplessità non sono affatto fugate in modo esaustiva né dal DPCM autorizzativo della riapertura dei luoghi di erogazione dell’azzardo di massa né dalle successive Linee Guida emanate dalla Conferenza delle Regioni né in ultimo dal Decreto direttoriale dell’Agenzia Dogane Monopoli che prevede sanzioni grottesche e ridicole in caso di trasgressioni delle misure anti-COVID.
Ecco qualche esempio di sanzione prevista in caso di trasgressione delle raccomandazioni anti-Covid:
A) In caso di sovraffollamento, il gestore è diffidato e solo dopo tre richiami subirà la sospensione fino a un massimo di cinque giorni.
B) In caso di non uso delle mascherine, dopo una seconda violazione, si sospenderà il funzionamento dei locali per un giorno.
C) Se manca la separazione dei flussi tra entrata e uscita, per la mancata presenza di gel, per la omessa verifica della temperatura corporea, per il non rispetto del ‘distanziamento’, per la non pulizia delle macchine e solo alla terza violazione constatata, la sala chiuderà per tre giorni(!!!).
Alla luce di tali osservazioni appare assolutamente urgente che chi ricopre responsabilità di salute pubblica si attivi per realizzare condizioni di sicurezza  individuale e comunitaria muovendosi lungo due direttrici:
a) prevenire l’impatto negativo della riapertura del mercato dell’azzardo sulla salute degli avventori, attuando strategie di prevenzione del rischio di ricaduta nella dipendenza dopo la remissione forzata del sintomo.
b) adottare strategie operative informate alla precauzione sanitaria anti-contagio e di rassicurazione della popolazione in generale.
Tale azione integrata può essere realizzata solo mediante la cooperazione dei servizi di medicina delle dipendenze con i dipartimenti di igiene ambientale e di prevenzione epidemiologica. Il contagio da Coronavirus non è finito. Il rischio della ripartenza dell’azzardo di massa è realtà. La salute dei cittadini viene prima di tutto. Altrimenti anche in questo campo il Lockdown non avrà insegnato nulla. E tutto rischia di ritornare come prima.

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