La fede si basa sulla Resurrezione di Cristo, non su miracoli, apparizioni e rivelazioni private. Ma non c’è dubbio che in alcuni luoghi il “soprannaturale” si faccia in qualche misura più vicino, più forte. Senza dubbio, Fatima è uno di quei posti. A cento anni dalla prima apparizione della Madonna ai tre pastorelli, oggi Francesco, quarto Pontefice a recarsi nel santuario, proclamerà santi Francesco e Giacinta Marto, i due cuginetti di suor Lucia, primi bambini non martiri ad essere canonizzati.
Una ricorrenza e un evento che sono il motivo “ufficiale” della presenza del Papa in Portogallo. Ma nel motto sono riassunti i significati più profondi di questo viaggio apostolico: “Con Maria, pellegrino nella speranza e nella pace”. Anzitutto un pellegrinaggio di marcata impronta mariana. La Vergine chiese ai veggenti di recitare il Rosario ogni giorno. E’ quello che ha fatto ieri sera il Pontefice. Nel saluto ai giornalisti presenti sul volo papale Francesco ha detto che è “un viaggio di preghiera, di incontro con il Signore e con la Santa Madre di Dio”. Appunto, un pellegrinaggio mariano in senso stretto.
Poi speranza e pace. Sono due aspetti che stanno particolarmente a cuore a Francesco. Alla virtù teologale il Papa ha dedicato una lunga catechesi durante le udienze del mercoledì. Sulla pace, non perde occasione per intervenire. E’ un fil rouge, che lega questo viaggio ai precedenti, come quello recentissimo in Egitto o quello nella Repubblica Centrafricana durante il quale aprì la prima Porta Santa dell’Anno Giubilare.
Ma a Fatima il tema della pace si respira in maniera particolare. Qui la Vergine promise la fine della Prima Guerra Mondiale e chiese di pregare per la conversione della Russia. E poi c’è il Terzo Segreto. Che non sarebbe legato solo all’attentato subito da Giovanni Paolo II ma, secondo l’autorevole interpretazione di Benedetto XVI, riguarda la persecuzione della Chiesa, oltre alle sofferenze causate dal peccato all’interno della Chiesa stessa. Non c’è dubbio che i cristiani oggi vivano tempi perfino peggiori di quelli dei primi secoli. Il Papa lo ripete spesso. Per questo il messaggio di Fatima, a cent’anni di distanza, è ancora attualissimo. Preghiera e penitenza. Parole che il mondo oggi non vuole nemmeno sentire pronunciare. Ma il Papa, pellegrino di pace e di speranza, è lì, a Fatima, ai piedi della Madonna, a ricordarci che la Chiesa (e ogni cristiano) prima delle riforme ha bisogno di conversione. E lo ha fatto usando proprio parole (“vescovo vestito di bianco”) del Terzo Segreto. Perché evidentemente si riconosce nell’ermeneutica di Ratzinger riguardo al messaggio mariano che dunque non riguarderebbe un singolo Pontefice (in particolare Giovanni Paolo II) ma i Papi in generale e di conseguenza tutta la comunità cristiana.
E’ interessante, poi, il modo in cui Francesco ha tratteggiato la figura della Vergine nel suo saluto nella Cappellina delle Apparizioni per la benedizione delle candele. Non “una Maria abbozzata da sensibilità soggettive che La vedono tener fermo il braccio giustiziere di Dio pronto a punire: una Maria migliore del Cristo, visto come Giudice spietato” o “una “Santina” alla quale si ricorre per ricevere dei favori a basso costo” ma una “Maestra di vita spirituale”. Papa Francesco invita a ricorrere a Lei e alla sua intercessione per guarire i mali del mondo contemporaneo: divisioni (ancora una volta il riferimento ai muri), guerre, carestie, disprezzo della vita umana. A patto di seguire i consigli della Madonna. Preghiera e penitenza.