Se l’Italicum, non ancora approvato, è già la legge elettorale più criticata della nostra breve storia repubblicana un motivo ci sarà. Anzi, a ben vedere, più di uno. Figlio del patto del Nazareno, poi soltanto della maggioranza e infine figlio solo di Renzi, l’Italicum fa paura a tutti, tranne che al premier. Perché così, sondaggi alla mano, Renzi è convinto di prendersi il Paese. E qualcuno lo osteggia proprio per questo. Ma l’Italicum per molti costituzionalisti è una mostruosità enorme a prescindere dal vincitore: in pratica, un attentato alla Costituzione.
Il primo pericolo è che potrebbe assegnare il 55% dei seggi ad una forza politica anche del 15%. Tutta colpa di un premio di maggioranza abnorme che va al singolo partito (non più alla coalizione) che superi il 40% al primo turno. O al partito che vinca al ballottaggio, qualunque sia il suo peso elettorale. Quindi anche un “partitino”. Un premio di maggioranza ancora più iniquo di quello del Porcellum bocciato dalla Corte Costituzionale.
Pericolo numero 2. L’Italicum pur essendo “solo” una legge elettorale, di fatto, trasforma l’Italia da Repubblica parlamentare a Repubblica presidenziale aggirando la Costituzione (l’ha ammesso anche il consulente di Renzi, il prof. D’Alimonte). Perché introduce l’elezione diretta del Premier indicato dal partito che piglia tutto. Quindi, modifica i rapporti tra governo e Parlamento a tutto vantaggio del presidente del consiglio. Il quale, forte del mandato elettorale, con un Parlamento dove spadroneggia col 55% dei seggi e un Senato semi abolito con i nominati dai partiti, non ha più nessun contro potere di controllo. Potere che la nostra Costituzione affida invece alla sovranità popolare, attraverso il voto e l’elezione delle Camere. Un salto indietro nel tempo, peggio dello statuto Albertino, proprio mentre si celebra il 70° anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo.
Terzo pericolo, la riduzione ai minimi termini del potere di voto dei cittadini, già fiaccato dal Porcellum. Con l’inghippo dei capilista bloccati alla Camera e il Senato dei consiglieri regionali e sindaci prescelti dalle segreterie di partito, sono ancora una volta i padroni del Palazzo a nominare i loro co-inquilini. Non curanti della sentenza della Consulta che ha già bocciato anche le liste bloccate del Porcellum.
Pericolo numero 4. Per garantire la sopravvivenza del ministro dell’Interno Alfano e del suo partitino, la soglia di sbarramento dell’Italicum è scesa al 3%. Cosa che scatena una frammentazione dei partiti e delle micro-identità in cerca di quid che dà ancora più potere al partito “piglia tutto”.
Come se non bastasse, c’è anche un pericolo numero 5. Se dovesse passare, l’Italiacum lascerebbe il Paese senza legge elettorale per un tempo indefinibile. Perché vale solo per la Camera, mentre fino a prova contraria abbiamo ancora anche il Senato. Appunto, in attesa di riforma, che però potrebbe richiedere molti mesi.
Questi i principali problemi di sostanza sui quali si dovrà pronunciare la Corte Costituzionale. Poi ci sono quelli di forma, che in politica non sono mai un dettaglio. Renzi per approvare le riforme in fretta e furia, a prescindere dalla loro bontà, si è messo contro tutti. Prima l’opposizione del suo ex sodale Silvio. Poi il suo stesso partito, che in nome della fedeltà alla ditta sta mutando geneticamente, contro tutti i suoi principi fondatori. Se sia solo una strategia renziana per provocare una scissione nel Pd e involarsi verso il Partito Unico della Nazione, non è dato sapere. Ma il sospetto è lecito.
Sta di fatto che Renzi fino a pochi mesi fa predicava l’importanza del percorso condiviso per approvare le riforme in nome del bene del Paese, a costo di scendere a patti con Berlusconi. Oggi invece, fa l’esatto contrario, calpestando la Costituzione su cui ha giurato davanti al Presidente della Repubblica. Pochi giorni fa ha tradito l’art. 67 (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”) con la sotituzione dei 10 deputati Pd in commissione Affari costituzionali che minacciavano di disobbedire ai suoi ordini e votare secondo coscienza. Ma Renzi tradisce la Carta anche quando minaccia di porre la fiducia sulle riforme e ricatta il Parlamento con il “tutti a casa” (il voto anticipato che comunque non deciderebbe lui ma il Capo dello Stato). In particolare viola l’articolo 72, che esclude il voto di fiducia per “i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale” perchè spegne il dibattito e paralizza la libertà dei parlamentari.
Fermo restando che in Italia qualsiasi legge prima di entrare in vigore deve passare dal Presidente della Repubblica, almeno per ora. Lo stesso Sergio Mattarella che da giudice della Consulta ha bocciato l’attuale legge elettorale di cui l’Italicum ha ripreso i difetti principali. Lo stesso Sergio Mattarella che da deputato della Margherita, quando nel 2005 Berlusconi impose a colpi di maggioranza le riforme su Devolution e Porcellum, pronunciò alla Camera queste parole: “Oggi voi del governo e della maggioranza vi state facendo la vostra Costituzione, avete escluso di discutere con l’opposizione e siete andati avanti solo per non far cadere il governo. Ma le istituzioni sono di tutti, maggioranza e opposizione”.