Stiamo precipitando in un mondo nel quale il concetto di “sorpresa” sta scomparendo. Eppure è quest’ultima a rendere la vita interessante; il caso (o la Provvidenza) sistemano sulla nostra strada incognite che ci consentono di scoprire nuove vie, di avventurarci, di dare pane quotidiano all’insaziabile fame di conoscere propria dell’essere umano. Non a caso il termine meraviglia ha due significati contigui: il bello assoluto e lo stupore, quasi a testimoniare in forma lessicale quanto sia importante la capacità di sorprenderci.
La società di oggi, al contrario, sta perdendo forse senza accorgersene questa “meraviglia”, che è la possibilità di trovare qualcosa là dove non si sarebbe mai immaginato. Pensiamo banalmente ai regali: un tempo si aspettava senza chiedere, sperando che l’altro intuisse cosa avrebbe fatto più piacere. Era anche un modo per testare il grado di affinità elettiva, la capacità di sapersi ascoltare, l’intuito che va oltre il dichiarato. Oggi si ordina, magari con settimane di anticipo, e ciò accade anche nei confronti dei figli, togliendo così un altro pezzo di quella catena educativa necessaria per far crescere gli uomini e le donne del domani senza ansie, dando loro gli strumenti per gestire l’attesa che inevitabilmente prima o poi si presenterà come prova da superare.
Oggi vogliamo programmare tutto. Ed è un crinale pericoloso, perché si tende alla selezione artificiale. Ad esempio sono in costante ascesa i siti di single sui quali programmare il tipo di persona che si desidera (altezza, colore dei capelli, tratti caratteriali) e poi organizzare incontri fatti su misura aspettando che Cupido scocchi la propria freccia. E tutto ciò non accade su improbabili siti web privati, ma su comunissime radio di grande diffusione nazionale che offrono proprio questo “servizio”, peraltro molto gettonato. Il che testimonia due cose: da un lato la crescente solitudine di persone apparentemente sorridenti, dall’altro l’incapacità di relazionarsi direttamente secondo canoni che lascino come punto fermo anche l’alea e la possibilità di fallire.
La normalizzazione di questo atteggiamento è pericolosa sotto il profilo culturale: perché se diventa comune costruirsi il futuro a tavolino, dallo scegliersi il regalo al disegnare il partner perfetto, nulla vieterebbe con lo stesso ragionamento di programmare che tipo di figlio avere, approfittando dei progressi che la scienza medica fa nel tempo. Ecco dunque il rischio: la presunzione umana che si fa delirio d’onnipotenza, l’arroganza di chi pensa di poter creare. Che invece è il primo passo verso la distruzione.