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“La storia siamo noi”: nonni, il gioiello della famiglia italiana

All’inizio del lockdown li abbiamo visti classificare tra le persone maggiormente a rischio e abbiamo chiesto loro di chiudersi in casa e provare a proteggersi, alcuni ce l’hanno fatta, altri no, scivolati via in silenzio e, a volte, senza l’ultimo saluto dei loro familiari. A maggio li abbiamo visti uscire dal letargo della quarantena, affaticati da mesi di silenzi e paure, pronti a riallargare le braccia verso chi era mancato loro così tanto; a giugno si sono trasformati in una delle poche soluzioni possibili per la ripartenza lavorativa e sociale di moltissime famiglie al punto che l’INPS stesso ha emesso una procedura extra per provare a quantificarne l’enorme valore.

Parliamo della categoria dei nonni, ovviamente, quasi dodici milioni di persone, in Italia, apparentemente a metà strada tra dispensatori costanti di affetto e dolciumi e baby sitter senza contratto. Ma sono davvero riassumibili in questi stereotipi o sono qualcosa di più? La loro importanza e il loro valore sono davvero quantificabili con una cifra bonificabile sul Libretto di Famiglia? Evidentemente no. I nonni sono persone che svolgono un ruolo fondamentale nella vita affettiva e pratica di una famiglia: hanno compiti educativi fondamentali nei confronti dei loro nipoti e sono un supporto attivo nei confronti del compito genitoriale che si stanno assumendo i loro stessi figli. Il punto è che spesso ce ne si dimentica e si tende a guardarli dall’alto in basso vedendo solo la fragilità dei singoli o l’utilità pratica in qualità di “parcheggio gratuito” e non l’enorme potenziale che nascondono.

I nonni hanno il compito evolutivo fondamentale di essere i detentori della memoria storica delle famiglie che ha portato alla nascita dei nipotini: conoscono e raccontano chi sono stati, creano collegamenti con coloro che se ne sono andati, trasmettono valori intergenerazionali e permettono ai bambini di scoprire aspetti delle loro famiglie di origine che nessuno sarebbe in grado di trasmettere, a partire dal “lo sai che tuo papà faceva questo…” al “ti ho mai raccontato che il tuo pro-pro-pro zio era stato un esploratore famosissimo”. Creano nei bambini il filo della narrazione di chi sono, da dove arrivano e quali orme stanno ricalcando nell’attesa di scoprire chi vogliano essere da grandi, ma non solo! Sono spesso i testimoni diretti di passaggi e scoperte che ai genitori sono preclusi perché assenti per lavoro.

I nonni hanno anche un altro compito essenziale: trasmettere ai nipoti la consapevolezza che l’amore per loro nasceva già da prima, da quando loro stessi hanno costruito un progetto familiare generativo ed educativo nei confronti dei propri figli. Sono testimoni dell’amore nel presente, attraverso la possibilità di riscoprire emozioni e legami diversi rispetto a quelli messi in campo quando erano genitori. Sono portatori del progetto di amore per il futuro, quando non ci saranno più, ma il loro ricordo verrà custodito nei cuori e trasmesso nelle parole alle generazioni che loro non potranno conoscere.

I nonni di oggi, inseriti all’interno della società odierna, hanno sempre più spesso la necessità di agire come sostenitori attivi delle famiglie costruite dai loro stessi figli; sia a livello economico, aiutando ad arrivare a fine mese là dove il lavoro è precario o assente, sia a livello gestionale aiutando la conciliazione tra lavoro e famiglia là dove le istituzioni latitano nella costruzione e nel mantenimento di forme di welfare di sostegno alle famiglie con minori a carico. I modi possono variare: a volte lo fanno offrendo un piatto caldo in pausa pranzo, a volte gestendo i più piccoli e gli intrecci delle loro agende cariche di impegni sportivi, feste e molto (a volte troppo) altro. A volte lo fanno arrivando con buste cariche di vestiti nuovi o giocattoli recuperati da giri di conoscenze.

La ricchezza affettiva e relazionale che i quasi 12 milioni di nonni italiani hanno da offrire sicuramente non è quantificabile, ma rappresenta un bene primario fondamentale per la crescita dei più piccoli. Paragonarli a dei baby sitter è sicuramente sminuente perché non si tiene conto dell’eredità storica, culturale e relazionale che queste persone sono in grado di trasmettere alle generazioni più giovani, costantemente alla ricerca di validi punti di riferimento nella vita.

Dott.sa Marina Zanotta, psicoterapeuta dell’età evolutiva e responsabile dell’area materno infantile di Associazione Alice Onlus di Milano

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