Pubblichiamo il discorso del Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano Integrale pronunciato in occasione della Giornata di riflessione “Francesca Cabrini, patrona dei migranti: una santa per l’oggi”.
“Sono trascorsi ormai cento anni dalla morte di Santa Francesca Saverio Cabrini – avvenuta in terra di missione, a Chicago, il 22 dicembre 2017 – ma la sua testimonianza di vita spesa a fianco degli ultimi, degli immigrati italiani negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso, è un valido esempio per l’impegno sociale dei cristiani e degli uomini e delle donne di buona volontà a fianco dei migranti contemporanei. Infatti, tra il 1901 e il 1913 emigrarono in America ben quasi cinque milioni di italiani, di cui oltre tre milioni provenivano dal meridione. Si tratta di un flusso migratorio epocale paragonabile a quello odierno verso l’Europa proveniente dal continente africano che fa di Madre Cabrini una figura singolarmente attuale.
La sua salute inferma non la trattenne dal dare seguito al suo zelo missionario: ispirandosi al grande San Francesco Saverio, sognava di salpare per la Cina, ma vi fu l’incontro decisivo con Papa Leone XIII che impresse un direzione differente allo slancio missionario della Santa. Infatti, il Sommo Pontefice incoraggiò Santa Francesca Cabrini ad andare verso Occidente, e non verso Oriente, ad andare verso gli Stati Uniti, dove ci sarebbe stato un grande campo di lavoro con innumerevoli italiani emigrati che avevano bisogno di assistenza.
Ella non poté che seguire con sincera e amorosa obbedienza l’invito di Papa Leone XIII, che oggi ricordiamo come il padre della moderna dottrina sociale della Chiesa. Papa Pecci pubblicò numerose encicliche nel suo lungo pontificato, ma è certo che con la Rerum Novarum (promulgata il 15 maggio 1891), per la prima volta la Chiesa cattolica prese posizione in ordine alle questioni sociali del tempo.
Nel 1889 Francesca partì per l’America con destinazione New York e già nel viaggio condivise i disagi e le incertezze dei migranti italiani. Un mondo le si spalancò davanti: quello delle centinaia di migliaia di esseri umani che cercavano lavoro e pane lontano dalla propria terra, rischiando la vita in lunghi viaggi spesso pericolosi, in terre sconosciute e ostili. L’analogia con le immagini contemporanee dei migranti stipati nei barconi nel Mediterraneo è anche qui fortissima.
Insieme alle Madri Missionarie che la accompagnavano, Santa Francesca Cabrini aprì scuole, case e un grande ospedale; si dedicò agli orfani e agli ammalati, all’assistenza e all’insegnamento nei quartieri più degradati delle città, nelle periferie urbane in linea con il desiderio contemporaneo di Papa Francesco per una Chiesa in uscita verso le periferie esistenziali.
All’inizio del secolo scorso Santa Francesca aveva già compreso come le migrazioni fossero una questione globale: diffuse la sua opera in tutta l’America, anche in America Latina, e si prodigò per tutta la vita, insieme alle consorelle, per favorire l’integrazione e l’inclusione degli emigrati nella realtà sociale americana, insegnando loro la lingua locale, facendone dei “buoni cittadini“, rispettosi delle leggi del paese d’accoglienza, ma nello stesso tempo rafforzando in loro anche l’identità italiana e cattolica: il rispetto di sé, l’identità profonda era, infatti, legata alla loro radice religiosa, al loro legame con Dio. Ella fu, dunque, una precorritrice dell’insegnamento odierno di Papa Francesco in materia di migrazioni. Papa Francesco propone, infatti, quattro verbi – fondati sui principi della dottrina della Chiesa – “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” attorno ai quali articolare una risposta comune alle sfide poste dalle migrazioni.
Le grandi opere di accoglienza e di assistenza fatte costruire da Santa Francesca continuano ad essere vive oggi e a rispondere ai bisogni dell’umanità: le sue suore hanno continuato, infatti, l’opera anche quando è cambiata la provenienza dei migranti, anche quando altri volti, altri colori e altri popoli si sono susseguiti nei loro istituti.
Vorrei concludere richiamando le parole di Papa Francesco nella sua lettera ai partecipanti all’Assemblea Generale delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù nel centenario della morte di Santa Francesca Cabrini, lo scorso mese di settembre 2017. “Le grandi migrazioni odierne necessitano di un accompagnamento pieno di amore e intelligenza come quello che caratterizza il carisma cabriniano, in vista di un incontro di popoli che arricchisca tutti e generi unione e dialogo e non separazione e ostilità. Senza dimenticare che santa Francesca Saverio Cabrini conserva una sensibilità missionaria non settoriale ma universale, che è vocazione di ogni cristiano e di ogni comunità dei discepoli di Gesù”.