Se il Grande Fratello è in crisi e le fiction della Rai stanno godendo di ottima salute forse è arrivato il momento di tirare una riga per provare a capire se si tratta di vera gloria o di effimera gioia. Al netto del fatto che il Gf rappresenta la malattia dei cosiddetti reality e non la soluzione, è altrettanto necessario ribadire che quanto chiamiamo oggi fiction altro non sono che gli sceneggiati di ieri. Un prodotto, quest'ultimo, che ha fatto crescere l’italia, sotto tutti i punti di vista. Insomma il vecchio rivisto e corretto vale più del nuovo che nuovo non è affatto.
Messa così la vittoria delle fiction sui reality andrebbe dichiarata per ko tecnico. Ma sarebbe troppo semplicistico ridurre così la questione. Perché gli sceneggiati di allora prendevano i grandi classici e li facevano diventare televisione. Le fiction di oggi prendono la realtà e la piegano ai voleri del pubblico. L’ultimo caso, quello della mini serie dedicata a Fabrizio De Andrè, è da manuale. In totale sono stati oltre 6 milioni e 200 mila gli spettatori, pari al 25,49% di share, che hanno seguito la messa in onda delle due puntate. Un grande successo. Annunciato, viene da pensare.
Il lavoro di marketing, da parte della Rai, è stato certosino, sapendo esaltare i punti forti del prodotto e nascondendo la debolezza di una agiografia. Perché di questo si è trattato, non di una biografia vera, a prova di bomba. I rapporti di Faber con il padre sono stati edulcorati, resi commestibili al pubblico televisivo, molto maturo e poco giovane. E questo per rendere il prodotto commercialmente attraente. E lo stesso vale per lo stile di vita di Faber, non sempre esemplare. Genio e sregolatezza certo, ma se la seconda sovrasta nettamente la prima il saldo non può essere positivo. E cosi gli sceneggiatori hanno riscritto il bilancio. Giusto? Sbagliato? De Andrè è stato un poeta, su questo nessun dubbio, Ma non è stato certo un santo e il santino tratteggiato dalla fiction non rende giustizia alla verità.
Onore e merito, invece, a Luca Marinelli che interpreta magistralmente il personaggio, rendendo allo spettatore le spigolosità dell’artista e la ruvidezza di una mente accesa, sempre in contrasto con il mondo che lo ha circondato. Se le fiction volano lo si deve anche alla nuova generazione di attori che ha trovato una cifra stilistica capace di volare sopra le consuetudini per abbracciare più generazioni. In questo senso c’è grande attesa per la prossima fiction che vede in campo Claudio Santamaria. Martedì 20 e mercoledì 21 febbraio Rai Uno trasmetterà i due nuovi episodi di “È arrivata la felicità”, la serie con l’attore roman – compagno di Francesca Barra – e Claudia Pandolfi, giunta alla seconda stagione. Torna, dunque, l’affresco che racconta, con le tinte forti e dissacranti della commedia, il turbinio quotidiano di una famiglia unita e fino ad ora spensierata che si ritrova suo malgrado a fare i conti con i grandi imprevisti della vita, capaci di mettere a dura prova anche l’amore più vero e collaudato.
Insomma, l’italia di oggi tratteggiata con le matite colorate. Come al solito molto dipenderà da Santamaria, già entrato nella hit degli attori preferiti, assieme a Pierfrancesco Favino, reduce dall’enorme successo di Sanremo. Attori e storie, ecco la vera ricetta vincente della Rai. Che batte tutto e tutti, soprattutto i reality, fabbriche di illusioni e di finti artisti, cogliendo al cuore gli italiani. Che, forse, vogliono ancora sognare un po’.