Anche le elezioni presidenziali francesi, con l’affermazione al secondo posto di Marine Le Pen dopo Emmanuel Macron, mettono in evidenza quanto sia estesa la ragnatela tessuta dall’autocrate russo Putin nell’ultimo ventennio. Le Pen, presidente del neofascista Rassemblement National, finanziata già in passato dal sistema russo, pur nella ambiguità utile a catturare più voti possibili per vincere la sfida presidenziale ai danni di Macron, si improvvisa pacificatrice, e titilla i nazionalisti d’oltralpe promettendo, se vince, di uscire dalla attuale NATO e di non sviluppare l’approdo all’Europa federale.
È noto che anche Victor Orban primo ministro ungherese è della stessa opinione ed altri capi di partiti populisti, sovranisti che in qualche modo fanno riferimento a Mosca. Anche in Italia come si sa, Putin vanta sodali più o meno palesi, che da tempo hanno collaudato rapporti opachi in vari modi. In altri casi la ragnatela è stata costituita anche con la definizione di interessi economici alla luce del sole come l’aver assoldato alla gestione di Gazprom, la multinazionale statale russa più potente dell’energia, l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroder. Questo caso, come si comprende, va aldilà del fatto personale del leader socialdemocratico reclutato per penetrare il più possibile nei gangli del sistema germanico; e probabilmente il colpo di scena del rifiuto di Zelenski di ricevere a Kiev il presidente della Repubblica federale tedesca Stenmeier, è probabilmente da ricondurre ai “rapporti intensi” economici passati e recenti con Mosca.
Dunque si è delineata negli anni una pressione in vari modi, sufficientemente capace di influenzare i singoli stati e conseguentemente l’Europa. Non è un caso che quasi tutti i soggetti che hanno legami con la Russia siano contro l’Europa e contro la stessa NATO. A ben vedere questo agglomerato di cosiddetti “sovranisti” sono impegnati contro le loro comunità nazionali di appartenenza e soprattutto contro l’Europa, che può essere l’unico vero baluardo contro chi intende svuotarci politicamente ed economicamente, come risulta dal disegno cino-russo. Una ragnatela di complicità costituita da occulti finanziamenti, da adesioni ad un indefinito autoritarismo, ed anche suscitato da antichi rancori antioccidentali presenti in movimenti neofascisti come di movimenti postcomunisti: dunque non riconducibile a filosofie politiche ben definite.
Infatti cosa può interessare del putinismo? Certamente non il sistema chiuso di potere fatto da un capo e da un board finanziario (per non definirlo in altro modo), che si è prima accaparrato i beni materiali dello stato sovietico e poi le stesse istituzioni politiche; tutti plurimiliardari che reinvestono all’estero, anche in attività opache. Neanche può interessare il sistema sociale russo giacché i cittadini di quel paese sono abbandonati a sé stessi da decrepite strutture di welfare e di assistenza sociale, lontanissime anni luce dai sistemi europei. Insomma la ricchezza ed il potere politico sono solamente appannaggio di un ristretto cerchio di potere di regime, mentre i cittadini sono abbandonati alla povertà materiale ed alla privazione di ogni libertà civile e politica.
In sintesi un sistema di potere contro le persone: l’inverso rappresentato dalla cultura sociale europea che resta ancor oggi la cultura più avanzata del mondo sostenuta da quella solidarietà che è avversata da ogni autocrate che reprime ancor oggi le convinzioni popolari nel mondo.