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La politica senza valori

Nel fondo sull’elezione di Mattarella L’Espresso ha aperto il dibattito, tradotto in auspicio, sul possibile ritorno nell’agone politico della sinistra democristiana: i cattocomunisti. La definizione, ancorché storicamente corretta, mi pare oggi desueta per l’oramai superata contrapposizione ideologica tra destra e sinistra. Berlusconi, in negativo, e San Giovanni Paolo II, in positivo, hanno mostrato, nei decenni scorsi la fine del comunismo svelando al mondo gli errori di quella ideologia, in cui pure tanti avevano creduto. Oggi si assiste ai tentativi di ricostruzione della Balena Bianca ma nessuno invoca più il grande Pci.

È vero infatti che dalla contrapposizione ideologica orizzontale tra destra e sinistra siamo passati al conflitto, non ideologico ma di opportunità, in senso verticale, tra chi è dentro il potere e tenta di autoperpetuarsi, anche giustificandosi, e chi ne è fuori. Tra il senso di giustizia morale abbandonato (di molti) e chi lotta solo per sedersi (fortunatamente pochi, anche se ancora troppi). Altri evidenti segni di superamento di quella stagione li abbiamo sotto gli occhi quotidianamente; la distanza siderale tra le due fazioni in senso verticale la percepiamo sulla nostra pelle.

Qualcuno, autorevolmente ed acutamente, ha intuito che bisogna andare oltre. Da dove iniziare, ci si chiede? Da quelle radici sane, che sono la linfa da cui trarre nutrimento per le epoche a venire, ormai liberate dalla vecchia, attraverso le quali invocare la realizzazione degli innegabili sentimenti di equità sociale.

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