Lontano dalle luci della metropoli, dai palazzi del potere. Lontano dagli occhi e dunque dal cuore di una politica che ha abdicato al suo ruolo di cura della polis, ecco sacche di povertà allucinanti che nessuno si preoccupa di curare se non con l’accetta, quasi a voler recidere un arto malato. A Largo Passamonti, in una zona centralissima di Roma, subito dietro il cimitero monumentale del Verano, un lungo muro di cinta offre riparo in un ampio parcheggio a una decina di roulotte. E sono scritte qui le storie dei nuovi poveri, reietti della società di cui nessuno si prende cura se non i volontari di questa o quell’associazione religiosa: il pensionato che ha perso tutto dopo una separazione, la coppia di sposi che ha subito i rovesci della vita, il malato di cuore troppo giovane per la pensione e troppo vecchio per lavorare.
Qualcuno porta un po’ di cibo, coperte in vista dell’inverno, talvolta qualche vestito. Sono storie di ordinaria povertà, sulle quali però adesso – a differenza di quanto ci si aspetterebbe – la politica va a incidere davvero con le cesoie disumane dell’indifferenza. La parola d’ordine oggi è degrado, anzi è “sgomberare”; ed è tanto più sorprendente quando accade in una città governata da un’amministrazione di sinistra. Via le roulotte, questo è il rischio, via queste persone, spazzate e nascoste come polvere sotto il tappeto, ancora più lontane dagli occhi e dal cuore, per poter continuare a cantare le meravigliose sorti e progressive della città eterna.
Sono i ragazzi dell’Unione Studenti Solidali a lanciare l’allarme, a chiedersi se davvero sia degrado la roulotte parcheggiata in uno spiazzo o se non sia peggio buttare queste persone per strada, privandole anche dell’ultima dignità: un simulacro di casa, per le coppie magari un barlume di vita comune. Agli occupanti viene offerto un riparo in strutture del Comune dove però l’ospitalità per forza di cose può essere solo temporanea – la coperta della solidarietà è sempre troppo corta – dove marito e moglie vengono separati perché non è prevista la commistione fra uomini e donne.
Da nuovi poveri a nuovi clochard insomma, nel breve volgere di un giro di ruspa. E non è un problema solo di Roma; è il sistema politico nella sua globalità – ormai anch’esso senza ideali né riferimenti – che risulta lontano dalla vita reale. Soprattutto se è fatta di stenti.