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La mamma meglio di un manager

Leggo sul quotidiano La Repubblica un interessante articolo che convalida una proposta da noi avanzata qualche tempo fa. “Il lavoro della mamma? Vale uno stipendio da manager. Quello più bello del mondo ma anche il più faticoso – si legge –. Già perché una sola mamma fa ogni giorno il lavoro di un nutrito team di professionisti e se l’impiego della maternità a tempo pieno, senza ferie né straordinari, dovesse essere quantificato in termini economici, una mamma guadagnerebbe come un manager di buon livello. Si raggiungerebbero 3.045 euro mensili. Perché la mamma fa l’autista privato dei suoi figli, lava e veste i bambini come un’esperta dei servizi della prima infanzia, diventa chef a domicilio, fa la lavanderia e la stireria, fa fare i compiti ai figli, diventa colf, psicologo, consulente scolastico, personal trainer, parrucchiera a domicilio. Se si fermasse la mamma servirebbero otto persone per fare il suo lavoro“.

Come Comunità Papa Giovanni XXIII proponemmo di dare uno stipendio alle mamme fino al terzo anno di vita del bambino. Avevamo anche detto che una politica lungimirante, per il bene del Paese, doveva prevedere un forte sostegno alla maternità e alla famiglia come si sta facendo da tempo in Francia e in Germania, nazioni che hanno ormai un tasso di natalità quasi doppio rispetto a quello dell’Italia.

È ora che nei programmi politici delle prossime elezioni venga data priorità assoluta a questa scelta che rimane la vera soluzione alla radice della complessa crisi economica e finanziaria. Investire sulla vita, per un futuro giovane del Paese, con risorse che nascono da scelte coraggiose. Vogliamo azzardare un’altra proposta perché l’Italia e la vecchia Europa. 

Vogliamo azzardare un’altra proposta perché l’Italia e l’Europa risorgano. Una proposta laica, comprensibile da tutti. Che i circa centomila bambini che non possono nascere a causa della scelta dell’interruzione volontaria della gravidanza possano venire al mondo e dare così un saldo attivo tra i nati e i decessi in un anno. È bene sapere che in Italia, così come in altri Paesi del mondo, è possibile partorire in anonimato. La nostra legge (art. 30, comma 2, DPR 396/00) assicura, infatti, piena assistenza alle partorienti, dando a queste la possibilità di lasciare il neonato in ospedale nel più totale anonimato e con la certezza che sarà al sicuro finché troverà una famiglia. Così facendo si salverebbero e non si ucciderebbero i bambini, centomila famiglie potrebbero adottare un bambino e il paese avrebbe in un decennio una rinascita reale, civile e anche spirituale. Speriamo di non dover aspettare altri tre anni per avere conferma della bontà di questa proposta.

Tratto da “Sempre”

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