Purtroppo, ormai da molto tempo, gli attacchi ai valori antropologici che costituiscono il fondamento di una società che vuole essere umana e civile sono all’ordine del giorno. All’inizio di ogni anno nuovo assistiamo ad un vero e proprio delirio di previsioni, assai spesso opera di taroccari ed imbonitori che per quattrini e notorietà gareggiano nel far impallidire tutti i maghi della saga di Harry Potter. Ma ciò che è più sconcertante è constatare il seguito ed il credito di cui godono questi strani personaggi: in una società totalmente secolarizzata come la nostra, ove le verità trascendenti vengono derise ogni giorno, e la fede appare la più sciocca delle virtù umane, arrivando a negare duemila anni di storia e di cultura cristiana, la schiera di chi si appella a oroscopi, tarocchi, ciarlatani e negromanti aumenta vergognosamente. Non si è più disposti a credere nella Scrittura, ad ascoltare un sacerdote che si sforza di indicare la via del Bene, ma si dà incondizionato credito ad un mazzo di carte, alla sfera di cristallo di qualche “mago” autoproclamotosi “veggente”, all’oroscopo di uno dei tanti rotocalchi di cui è ricca la “cultura del nulla”.
Dunque, alla larga da tentazioni chiaroveggenti, stiamo con i piedi ben saldi a terra e cerchiamo di leggere con chiarezza e sobrietà quanto sta accadendo nel nostro Bel Paese. Le “emergenze” bioetiche ed antropologiche che abbiamo di fronte sono, ahinoi, molte e gravi. Possiamo iniziare dagli attacchi alla vita, in quella che possiamo definire a ragione “la madre di tutte le battaglie”. La Consulta ha rilanciato la palla nelle mani del Parlamento perché si faccia carico di una legge più organica sul tema del diritto di scegliere modi e tempi per la propria morte. Si parla di “diritto di autodeterminazione” la cui valenza giuridica starebbe ben al di sopra del diritto alla vita, come bene indisponibile all’arbitrio individuale, in quanto fondante ogni altro bene e diritto. E sulla scia di quest’onda mortifera già avanzano altri provvedimenti e normative nel segno della cultura della morte: cannabis legale, aborto chimico a domicilio, divieto assoluto di investire fondi per prevenire anche solo un aborto. Anzi, è civile e moderno proprio l’atteggiamento contrario: aumentare il più possibile il numero di aborti, negando il diritto di obiezione di coscienza per il personale medico-sanitario. Senza dimenticare l’indottrinamento scolastico, tanto caro a tutte le dittature della storia, passata e presente: educazione all’indifferentismo sessuale, alla promozione dell’identità plurima e modificabile di genere, all’ipersessualizzazione infantile (è di pochi giorni fa la commercializzazione di bambolotti femmina che esibiscono adeguati genitali maschili!), cancellazione dei valori della famiglia con mamma, papà e figli, e spudorata promozione di ogni forma di unione affettivo-erotica cui va il riconoscimento degli stessi diritti dell’istituto familiare, a partire dal “diritto al figlio” con tutte le alchimie tecnologiche procreatiche del caso.
A tal proposito è di ieri la notizia che il Parlamento Europeo ha bocciato un emendamento che prevedeva la condanna della barbara pratica dell’utero in affitto, quale vergognosa azione di sfruttamento della donna. “SOS Donna” e “scarpette rosse” da una parte, e legalizzazione del mercato di uteri (che vuol dire “donne”, esseri umani femminili!) dall’altra. E’ la schizofrenia culturale, morale e civile di chi ha perso la testa e l’anima! Perfino la sinistra spagnola ed il movimento femminista in larga parte se ne sono accorti e si oppongono; ma l’Europa della cultura nichilista e del “nuovo umanesimo” rimane fedele a sé stessa e nega il più elementare ed umano dei diritti: il diritto di ogni bimbo di avere mamma e papà! Tutto questo scempio antropologico ha però bisogno di un sostegno inattaccabile, che travalichi persino la libertà di pensare ed agire diversamente da questo vomitevole “politicamente corretto”. Così si estrae dal cilindro la legge “contro l’omo/transfobia”, fiore all’occhiello della Regione Emilia Romagna, che fra pochi giorni andrà alle urne. Una vera “legge bavaglio”, ideologica e dittatoriale tanto quanto le malefiche leggi razziali del 1938, illiberale ed antidemocratica in ogni sua parola, contraria all’intero impianto della Costituzione Repubblicana, che fa dell’articolo 21 – libertà di opinione e di manifestazione pubblica del proprio pensiero – una delle perle della vita democratica. Anche su questo fronte, dobbiamo aspettarci un attacco imminente.
Che fare? Arrenderci? Rassegnarci e chiuderci in sagrestia o nell’aula della nostra associazione? Proprio no, perché il Battesimo, per noi credenti, e la fede democratica, per l’intera popolazione civile, esigono di prendere posizione e di coniugare testimonianza e militanza. Dobbiamo testimoniare la bellezza della vita e della famiglia, manifestando ed operando scelte che vadano a favore e tutela di questi valori e principi: questa è la “parresia” che ci ha insegnato San Paolo. A cominciare dal non sostenere – politicamente ed elettoralmente – quei partiti che fanno di “Dio, Patria e Famiglia: che vita di merda”, come ha “efficacemente” dichiarato una nota parlamentare della sinistra italiana.