Il vertice bilaterale tra Italia e Francia, che si è svolto a latere dell’incontro di Villa Madama tra i rappresentanti dei Paesi dell’Europa Mediterranea Med 7 e che si è concluso gettando le basi per la firma del “Trattato del Quirinale”, apre senz’altro nuove prospettive sia in ambito bilaterale che europeo.
Tale “Trattato”, infatti, oltre a rinnovare l’amicizia tra i due Paesi assicurandone la cooperazione reciproca ed il coordinamento sulle questioni di carattere bilaterale, offre a Macron l’opportunità di inserire un nuovo tassello in quel puzzle, che il Presidente francese si sta impegnando a comporre per far assumere alla Francia un ruolo da leader dell’Europa.
Macron, a differenza dei suoi predecessori, sin dal giorno del suo insediamento all’Eliseo ha fornito indicazioni ben precise sulla strada che avrebbe inteso percorrere sia in ambito internazionale che europeo. Infatti, già nel discorso inaugurale sottolineava il bisogno di una Francia forte e sicura del suo destino, capace di inventare e di costruire il futuro e proseguiva sulla necessità di rifondare e rilanciare l’Europa, la quale dovrà tornare a diffondere nel mondo i “valori europei”.
La linea inaugurale è stata mantenuta nei mesi successivi del suo governo e il protagonismo francese si è distinto nelle varie crisi internazionali che si sono succedute dallo scorso maggio fino ad oggi. Dalla liberazione del presidente libanese, alle dichiarazioni di preoccupazione sulla possibilità che gli Stati Uniti riconoscano unilateralmente Gerusalemme come capitale dello stato d’Israele, passando per le questioni climatiche, l’invio del contingente militare in Niger e la crisi iraniana, Macron non ha mai tardato a fare emergere una sua posizione netta e decisa.
Ancor più cristallino si è mostrato nel suo discorso tenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, all’interno del quale ha confermato di volersi collocare come alternativa alla politica agli Stati Uniti di Trump. Mentre in ambito europeo ha affrontato una delle questioni cruciali, ovvero quella della difesa. A tal riguardo emblematiche sono le pagine di apertura del rapporto di sicurezza nazionale in cui chiarisce la visione francese sull’Europa affermando che in epoca di grandi turbolenze, quale quella attuale, è necessario il rilancio della difesa europea partendo dal riavvicinamento delle differenti “culture strategiche”. Bisogna, inoltre, attendere l’esito delle elezioni russe per capire se Macron intenda in questo suo progetto ancorare anche la Federazione Russa inaugurando così una fase neogollista.
Non vi è dubbio che Macron stia avendo gioco facile anche per via dei vuoti di leadership che si sono creati in Occidente a seguito della fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, dell’elezione di Trump, che ha posto gli Stati Uniti in una posizione di ritirata, e non ultimo dell’indebolimento politico della Germania alle prese da un paio di mesi con la formazione del nuovo governo. Con la Germania, in particolare, era stata recuperata quell’intesa, basata sull’asse franco tedesco, che per anni ha fatto da motore all’Europa.
Il “Trattato del Quirinale”, dunque, accresce il ruolo della Francia, che ormai si pone come perno d’Europa, e al contempo offre all’Italial’opportunità di ergersi a terzo pilastro europeo del già consolidato condominio franco-tedesco. Tale situazione deve, tuttavia, tener conto delle condizioni di debolezza, sia politica che economica, in cui versa al momento l’Italia e dell’incognita del risultato elettorale del prossimo 4 marzo. Non va, inoltre, sottovalutato che Macron sotto il manto europeo presta ben attenzione a quelli che sono gli interessi e gli egoismi nazionali da tutelare, e di questo ne abbiamo già avuto sentore lo scorso agosto con la faccenda legata alla questione dei cantieri navali. Pertanto l’Italia, in virtù della condizione in cui versa, dovrebbe essere consapevole del ruolo che intende assumere per evitare di essere fagocitata da un “alleato” che, come ha in più occasioni dimostrato, si rivela un temibile concorrente.