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La Domenica del Paese

Domenica prossima non è il giorno dei Santi Crispino e Crispiniano (quando Enrico V sconfisse i francesi nella battaglia di Azincourt ) ma è ugualmente destinato a segnare profondamente il futuro del Paese. Una vittoria di Stefano Bonaccini, il governatore uscente in Emilia Romagna, rappresenterebbe una boccata di ossigeno per il centro sinistra e potrebbe dare avvio ad un nuovo scenario politico. Oltre alle presenze, nella coalizione (ben sei liste) che sostiene Bonaccini ci sono delle assenze significative: il M5S corre in proprio, come un pezzo di ultrasinistra. Ambedue queste formazioni sono compagni di viaggio scomodi per i partiti riformisti, mentre la convergenza di forze laiche, libertarie e progressiste, che si è raccolta intorno a Bonaccini, potrebbe costituire, in caso di vittoria, il nucleo di una nuova unità d'azione di tutti coloro che si oppongono alla deriva sovranista dei nostri giorni.

Un’eventuale sconfitta del governatore avrebbe un effetto politico e mediatico di eccezionale portata. Non solo per ciò che significherebbe nell’ambito della storia del Paese, ma anche per la rappresentazione di sé che l’Italia darebbe sullo scacchiere internazionale. La Lega di Salvini sarebbe al governo, con i suoi alleati, nelle regioni del Nord, le più sviluppate, le più ricche dell’intero Paese. Col paradosso che una forza politica sovranista ed antieuropea sarebbe egemone nelle regioni la cui economia è intersecata con quella dei maggiori partner dell’Unione e condizionata dal valore delle sue esportazioni nel mondo. Il governo Conte 2 continua a ripetere che le elezioni del 26 gennaio sono episodi locali, che non influenzano la continuità dell’esecutivo. Viene in mente una battuta sugli inglesi: il meteo annuncia che vi è nebbia sulla Manica e che, pertanto, il Continente è isolato.

Se Salvini vincesse in Emilia Romagna (non a caso ha condotto in prima persona una campagna elettorale di carattere nazionale) il governo di Roma apparirebbe sempre più isolato; volendo esagerare, somiglierebbe ad un governo in esilio, rinchiuso, nella Capitale, all’interno dei Palazzi delle istituzioni. La democrazia è fatta di regole; e le regole consentono ad un esecutivo di governare fino a quando gode di una maggioranza in Parlamento. Certo, in caso di sconfitta in una regione-chiave, la pressione politica sarebbe fortissima. Poi in primavera ci saranno altre importanti consultazioni regionali e locali. La maggioranza giallo-rossa potrebbe sopravvivere se scoprisse e dimostrasse di avere la grinta per affrontare i problemi del Paese. Non basta aver varato la legge di bilancio per continuare la navigazione. Soprattutto quando le vicende esterne, nazionali ed internazionali, stanno logorando la fibra dei partiti che compongono l’attuale maggioranza.

Il Pd è malaticcio; perdere in Emilia Romagna avrebbe l’effetto di un colpo apoplettico. In queste grame condizioni di salute i dem continuerebbero a portarsi appresso un movimento in grave crisi come i pentastellati. A riflettere su quest’alleanza torna alla mente la ferocia di Mitridate che, come abbiamo appreso sui banchi di scuola, faceva legare ad un cadavere delle persone vive, per provocarne la consunzione. Staremo a vedere. Un saggio del secolo scorso diede una definizione molto pratica della libertà: si è liberi quando, sentendo suonare alla porta, al mattino presto, si pensa che sia il lattaio. Tra poco, a casa nostra, potrebbe essere Salvini a citofonare.

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