Non capisco i commenti che anche da qualche parte del mondo cattolico cercano di vedere qualche cosa di positivo nei dati forniti in questi giorni dall’Istat sulla crescita economica italiana. Sono commenti che non mi convincono penso non abbiano convinto la metà del Paese che sta male perché non riesce ad arrivare a fine mese cui la informazione dei giornaloni e gran parte della politica non pensa per usare la metafora dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Nosiglia.
Tra due mesi son cinque anni dall’arrivo del “salvatore” Mario Monti. Rispetto ad allora la disoccupazione è aumentata del 30-40% , 1 giovane su due non trova lavoro, il Debito pubblico e’ aumentato di altri 300 miliardi, molte aziende italiane sono state acquisite dall’estero etc.etc.e la crescita ha ritmo tale che recupereremo i livelli di benessere del 2007 se va bene tra 10 anni. E nel frattempo?
Se dopo cinque anni di cure siamo così ho la forte impressione che la cura applicata sia stata sbagliata. Un ammalato che dopo cinque anni di cure di questo tipo non riesce a riprendersi probabilmente sarebbe già defunto o sulla sedia a rotelle. L’Italia che conta molto di meno nel panorama internazionale, a parte i sorrisi di circostanza, ha diminuito la sua crescita potenziale e soprattutto non offre più opportunità di lavoro ai giovani.
Con tutte le riforme, annunciate e presentate ai vari work shop negli alberghi più belli, l’Italia è al penultimo posto per tasso di crescita in Europa. Se I commentatori dei grandi giornaloni vedessero le cose dalla parte di un padre di famiglia che ha figli disoccupati e che non riescono a trovare posti di lavoro direbbe le stesse cose?
La regola economica più importante per chi fa politica, e quindi deve assolutamente mettersi nei panni della gente e in particolare dei soggetti più deboli , è quella del Principe De Curtis:” è la somma che fa il totale”. La somma dopo cinque anni dà un totale negativo. Prima lo capiamo e lo diciamo e meglio e’ per il Paese e per le giovani generazioni.
Solo se abbiamo il coraggio di dire alla Merkel che la cura di fine 2011 era sbagliata ed ha fatto star male molte imprese e la gente , avremo qualche probabilità che venga cambiata con una politica di sviluppo. Se non ci fosse Draghi, in presenza di un nuovo attacco speculativo, per lo spread saremmo come ai livelli del 2011 perché il nostro Debito pubblico è cresciuto e la nostra crescita permane molto bassa. La sfortuna e’ che le giovani generazioni, contrariamente al passato, quando la maggioranza dei diciottenni al primo voto votavano la Dc, partito di Governo, ora si sono affidati ai 5 Stelle che propugnano la decrescita e non sanno come si ottiene la crescita.
Se gli uomini che sanno di numeri non prendono il coraggio di parlare schiettamente al Paese come faremo a rilanciarci? In questi anni la politica , compreso la Presidenza della Repubblica, ha sbagliato molte scelte, ma anche il mondo degli economisti e della carta stampata non ha spinto gli ultimi tre Governi non eletti a lavorare per la crescita del Paese, unico modo per creare posti di lavoro veri. Viene in mente un libro importante “il tradimento dei chierici” o della classe intellettuale che troppo supina verso il nuovo potere ha dimenticato l’interesse reale del Paese.