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Kazakhstan: una banca dell’uranio per impedire un conflitto nucleare

Il 29 agosto scorso la Corea del Nord ha lanciato un missile balistico intermedio Hwasong-12, precipitato nell’Oceano Pacifico dopo aver attraversato il Giappone settentrionale. Da allora si sono susseguite le provocazioni e le minacce tra Pyongyang e gli Stati Uniti e il mondo intero sembra rivivere la minaccia di un conflitto nucleare.
L’amara ironia della sorte è che proprio il giorno 29 agosto è stata dichiarato dall’ONU Giornata Internazionale contro i Test Nucleari, in base a una proposta del 2009 del Presidente kazako Nursultan Nazarbaev. Si tratta di una data simbolica, perché proprio quel giorno era stata decretata, diciotto anni prima, la chiusura ufficiale del poligono nucleare di Semipalatinsk, nel Kazakhstan allora parte dell’Unione Sovietica. Nel corso di decenni, in questo sito a circa 400 km dalla capitale Astana, 456 test nucleari hanno provocato danni irreparabili a circa 1,3 milioni di persone colpite dalle radiazioni.
 
Come ogni fine agosto, anche quest’anno il Kazakhstan ha ospitato le più importanti iniziative internazionali contro la proliferazione nucleare, rese stavolta attuali proprio dalla crisi nordcoreana. La conferenza internazionale Confronting New Nuclear Dangers – un simposio nell’ambito della 62a edizione dalle Pugwash Conferences on Science and World Affairs – ha visto confrontarsi i principali esperti di nucleare a livello mondiale, tra cui Mohamed el Baradei, già Direttore Generale per l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), e l’italiano Paolo Cotta Ramusino, fisico di fama internazionale impegnato contro la proliferazione.
 
L’iniziativa patrocinata dal Kazakhstan si è sviluppata all’insegna del tentativo di trovare un compromesso tra l’esigenza di sviluppo del nucleare ad uso civile e l’impegno per il disarmo a livello globale. Che questi due aspetti siano compatibili è dimostrato proprio dalla principale novità della conferenza di Astana: l’apertura della Low Enrichment Uraniam (LEU) Bank, ufficialmente inaugurata in una cerimonia ufficiale presso l’hotel Hilton di Astana dal Presidente Nursultan Nazarbaev.
 
Si tratta appunto di una “banca dell’uranio”, ossia di una riserva di uranio a basso arricchimento di proprietà dell’AIEA, finanziata con circa 150 milioni di dollari da diversi soggetti internazionali (tra gli altri, USA e UE) e avente sede proprio in Kazakhstan, nell’impianto metallurgico di Ulba, ad Oskemen (Kazakhstan settentrionale). La banca, che ospiterà una riserva fisica di uranio con un livello di arricchimento del 4,95% (necessario per garantire la produzione di combustibile nucleare per la maggioranza dei reattori) ha come scopo quello di vendere uranio a basso arricchimento agli Stati membri dell’AIEA qualora questi trovassero difficoltà con i fornitori tradizionali. L’auspicio dell’iniziativa è che questo sistema possa disincentivare i Paesi a sviluppare autonomamente tecnologie atomiche atte anche all’uso militare, senza tuttavia rinunciare all’energia nucleare a scopo civile.
 
La decisione del Kazakhstan di ospitare la sede della LEU Bank si inquadra inoltre in uno scenario coerente con la politica estera “multivettoriale” kazaka, fortemente orientata cioè alla cooperazione con l’Occidente, senza per ciò rinnegare i suoi legami con la Russia. Negli stessi giorni della conferenza, il 28 agosto, presso la sede di KazMunayGas, la holding di Stato kazaka dell’energia,  il Ministro dell’Energia del Kazakhstan Kanat Bozumbayev e il vice-Ministro USA Dan Brouillette hanno siglato un accordo di cooperazione che prevede proprio lo sviluppo pacifico dell’energia nucleare.
 
Ma è naturalmente la questione nordcoreana a risultare la più attuale. In un briefing con i giornalisti, il Vice-Ministro degli Esteri kazako Roman Vasilenko ha ribadito che la ricerca del compromesso resta il cardine della politica multivettoriale kazaka in tutti i dossier più difficili dell’agenda internazionale. Come indica un’analisi apparsa sull’agenzia US News & World Report, in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza ONU nel 2017-2018 il Kazakhstan potrà utilizzare la creazione della LEU Bank come base di discussione per una risoluzione pacifica della crisi in Asia orientale. Un passo da solo non sufficiente, ma sicuramente necessario e auspicabile per trovare una base concreta per una via d’uscita diplomatica alla crisi.
 
Dario Citati – Direttore del Programma di Ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Geopolitica IsAG, ha seguito come giornalista accreditato i lavori della conferenza Confronting New Nuclear Dangers ad Astana.

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