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Una società con tre Italie

La pandemia e l’emergenza sanitaria hanno consegnato alla società un dato inequivocabile: il valore della vita umana e la necessità che sia preservata, specie quella che versa in maggiore condizione di fragilità. La società italiana, nel suo complesso, ha accolto la tragedia del Covid con una forte coesione. Ora siamo però in un momento di grande stanchezza e frustrazione perché la fine della pandemia sembra ancora lontana.

Quanto al riemergere di conflitti sui temi eticamente sensibili, ritengo che sia dovuto alla distanza siderale tra alcune componenti politico-culturali e ciò che sta accadendo intorno. Soltanto così si spiega la strana solerzia di pezzi di Parlamento su tali temi e la contestuale totale inerzia sui temi ben più urgenti della lotta alla povertà e alla crisi economica che sta colpendo tutti i comuni cittadini, nessuno escluso.

Rispetto al tema della surrogazione di maternità e al c.d. utero in affitto accanto a chi le ha sempre combattute da un punto di vista prevalentemente antropologico si nota sempre di più la piena consapevolezza di aree culturali attente alla deriva sociale dello sfruttamento del corpo umano e dell’indigenza di donne. Sono convinto – e comunque lo spero – che a breve anche le Istituzioni e le autorità giurisdizionali italiane prenderanno posizione più marcata contro questa pratica disumana.

Le lacune del sistema sanitario le conoscevamo, il rammarico maggiore è che nel periodo estivo la politica sia andata per gran parte in vacanza, trascurando totalmente le misure anche infrastrutturali per prevenire il ritorno autunnale del virus. Un fatto imperdonabile che ha mostrato la pochezza della qualità della classe dirigente italiana, con poche eccezioni. La parabola dell’app Immuni è emblematica: lanciata all’opinione pubblica con gravissimo e intollerabile ritardo e poi silenziata essendo diventata praticamente inutile stante il nuovo dilagare dei casi.

Sul piano sociale esistono tre Italie, due minoritarie e una maggioritaria. Le prime due, sostanzialmente benestanti, incarnano da un lato la classe dirigente e quanti ad essa sono collegati, poi imprenditori e professionisti che hanno avuto successo; quindi c’è il resto dell’Italia che oggi soffre per problemi di reddito. Solo quando questa parte preponderante della società italiana sarà davvero rappresentata istituzionalmente nei suoi interessi e bisogni, allora il trend cambierà. Questo deve essere l’obiettivo dell’impegno politico, a cominciare dai cattolici che hanno nei cromosomi – o così dovrebbe essere – l’opzione preferenziale verso i più deboli.

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